Il progetto di Piero Percoco The rainbow is underestimated nasce tre anni fa e ha subito un’ottima accoglienza in rete.
Da dove sei partito?
Sono andato a Milano, da Cesura, che è un collettivo di fotografi. Ho fatto uno stage, che è stato molto stimolante. Lì ho conosciuto i libri di fotografia e mi si è aperto un mondo enorme… e ciò mi ha fatto crescere e continua a farmi evolvere.
Mi è sempre piaciuto il cinema, sono stato un cinefilo fin da bambino. Questo mi ha portato ad approcciarmi con la fotografia, cinque anni fa.
Il nome come è nato?
Il nome è nato in italiano. Scrissi “L’arcobaleno è sottovalutato” su un tavolino di legno circa 10 anni fa, mentre ero dai miei. Ho ritrovato questo tavolino, dove avevo disegnato anche un arcobaleno appunto. Di solito gli arcobaleni mettono felicità, ma questo invece non era affatto colorato. Sento che questa frase mi appartiene.
L’autore, durante la visione degli scatti, consiglia l’ascolto di:
Arcade Fire – Photograph
Apparat – Komponent
The Greenhornes & Holly Golightly – There is an end
“Mi piace la spontaneità della vita quotidiana; innamorarmi del quotidiano, delle cose che succedono ogni giorno. Io la definisco la teatralità del quotidiano”
“Vivo come in un film nel quotidiano: tu cammini e vedi di tutto, tanti spot.”
È come una carrellata cinematografica: la telecamera corre sul binario e passa attraverso squarci di realtà. Le sue fotografie sono casuali (vedi: sala d’attesa del dentista). È inevitabile scattare quindi.
“Faccio il fotografo però -giuro- questa parola mi sta sullo stomaco. Odio i fotografi. So che sembra una cosa strana.”
“Per me il mezzo [ndr: con cui fotografare] non è importante. In futuro potrei scattare anche con una tazzina di caffè. Non è il mezzo che fa la foto, ma noi, il nostro cervello.”
“Sfrutto anche la mia fisicità. Non sembro di Bari. Sembro un turista tedesco e a volte mi travesto da tale. Con la macchina fotografica in mano posso avvicinarmi alla gente e nessuno mi rompe le scatole.”
“D’estate vado nelle spiagge. Passeggio e sempre per caso, non cercando, ho creato un progetto che si chiama Sale Grosso.”
Non può lavorare per progetti premeditati, perché lo scatto dipende sempre da quello che gli capita davanti.
“Il popolare è reale, è vita autentica”