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Artwort Arte Le sculture tessili di Gabriel Dawe
  • Arte

Le sculture tessili di Gabriel Dawe

  • 22 Dicembre 2015
  • Marco Ferrari

Una ragnatela di arcobaleni parassita s’innesta da qualche tempo sui muri e sui soffitti di importanti gallerie americane ed europee: l’opera di Gabriel Dawe crea sottili illusioni ottiche, atmosfere colorate e inafferrabili che scorrono cangianti sotto gli occhi. L’artista messicano evoca una scultura morbida e leggera, fatta di materia flebile ma fortemente evocativa. Le sculture tessili di Dawe risentono dell’importante tradizione artigianale e cromatica propria del suo Paese, rileggendola tramite un esplicito sovvertimento dei ruoli: come spiega l’artista, ciò che è da sempre stata ritenuta un’arte minore e prettamente femminile viene svincolata dai pregiudizi e reinterpretata, dimostrandone la capacità di parlare e di essere interpretata da tutti. Il lavoro è tutto gestito manualmente, attraverso un’operazione di colossale cucitura tra le innumerevoli crune disposte in serie adattate al supporto: superfici piane, verticali, parapetti, colonne, qualsiasi elemento architettonico si presta all’innesto della tessitura.

© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe

Dawe lavora con un grosso ago da cucito per connettere le estremità opposte con fili di infinite gradazioni differenti, ripetendo la stessa operazione centinaia di volte con inclinazioni sempre diverse. La qualità scultorea emerge a tratti in alcuni lavori, in cui l’intersezione o la struttura fortemente incurvata manifestano l’impatto piu’ evidente sullo spettatore, mentre altre opere si scompongono nella innumerevole successione di visuali e sembrano quasi sfuggire a una lettura formale pienamente risolta. Sono forse le opere piu’ riuscite, quelle che si librano nell’aria come drappeggi di Janet Echelman, quasi esplodendo e scomponendo le radiazioni luminose che filtrano dalle finestre in un’iridescente densità colorata. La modernità di Gabriel Dawe è fugace e leggera, ma soprattutto calda, morbida e intimamente analogica. Lasciarsi cullare dalle sue intuizioni colorate significa ritornare a scoprire una magia infantile per i fenomeni del mondo, cercando di capire, esterrefatti, che forma abbia un arcobaleno.

© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe
© Gabriel Dawe

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Marco Ferrari

Laureato in architettura ma interessato a qualsiasi altra cosa, ha frainteso la formazione come una scusa per spostarsi dalla Aarhus School of Architecture al Giappone di Sou Fujimoto, dal Cile della tesi all'India di Studio Mumbai. Ha lavorato per Dorte Mandrup, Cassina e Spaces like Actions.

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