Il tema del controverso rapporto dell’artista con l’opera d’arte è affrontato in maniera provocatoria da Thomas Demand in L’image volée, una grande mostra collettiva organizzata presso gli spazi della Fondazione Prada, progettati dallo scultore Manfred Pernice. L’image volée include più di 90 lavori realizzati da oltre 60 artisti dal 1820 a oggi. L’intento è quello di indagare le modalità con cui gli artisti fanno riferimento a un’iconografia preesistente per realizzare le proprie opere. Esplorando i limiti tra originalità, invenzioni concettuali e diffusione di copie, la mostra si concentra sul furto, la nozione di autore, l’appropriazione e il potenziale creativo di queste ricerche.
Nella prima sezione sono raccolte fotografie, dipinti e film in cui l’oggetto mancante diventa corpo del reato. Alcune opere richiamano direttamente l’immaginario criminale, come Senza titolo di Maurizio Cattelan, che incornicia la denuncia fatta a seguito del furto di un’opera, o Stolen Rug, un tappeto persiano rubato su richiesta di Richard Artschwager per la mostra Art by Telephone. Altri lavori invece evocano l’assenza dell’oggetto d’arte, come la tela di Adolph von Menzel Friedrich der Grosse auf Reisen, mutilata per ricavarne ritratti di minori dimensioni. Altri ancora, si basano su un processo di alterazione di opere d’arte preesistenti, come Richter-Modell, un quadro di Gerhard Richter trasformato in un tavolino da Martin Kippenberger e Unfolded Origami di Pierre Bismuth che realizza una nuova opera a partire da poster originali di Daniel Buren. Questi lavori pongono inoltre la controversa questione del controllo dell’autore sulla propria opera.
Nella seconda parte del percorso espositivo si analizzano le logiche di appropriazione all’interno del processo creativo. Si parte dall’idea di contraffazione, esemplificata dalle banconote riprodotte a mano dal falsario Günter Hopfinger, per poi approfondire le pratiche vicine alla cosiddetta Appropriation Art. In Duchamp Man Ray Portrait Sturtevant, ad esempio, rimette in scena il ritratto fotografico di Marcel Duchamp realizzato da Man Ray, sostituendosi sia all’autore sia al soggetto della fotografia.
Altri artisti, spingono la logica della contraffazione al limite, fino a impossessarsi dell’identità di un altro artista. Altre opere sono il risultato di alterazioni di lavori o immagini preesistenti come le défiguration di Asger Jorn o i collage di Wangechi Mutu, che includono illustrazioni mediche e disegni anatomici, e di artisti come Haris Epaminonda, Alice Lex Nerlinger e John Stezaker che, nei loro lavori, inglobano cartoline, fotogrammi o immagini d’archivio. Altri autori come Erin Shirreff e Rudolf Stingel realizzano i loro dipinti e video usando come fonte la riproduzione fotografica di un’opera d’arte del passato.
Questa sezione prosegue con un insieme di opere in cui gli artisti prendono in prestito l’elemento visivo da un altro medium linguistico. Thomas Ruff in jpeg ib01 altera un’immagine presa dal web, Anri Sala in Agassi esplora le potenzialità del mezzo filmico nel rivelare dinamiche temporali nascoste, Guillaume Paris nel video Fountain ripropone in loop una breve sequenza del film di animazione Pinocchio.
La terza parte della mostra affronta la questione della produzione di immagini che, per loro stessa natura, rivelano aspetti nascosti sul piano pubblico e privato. John Baldessari nell’installazione video Blue Line inserisce una telecamera nascosta che riproduce le immagini del pubblico, riprese di nascosto, all’interno di uno spazio adiacente. Sophie Calle nella serie The Hotel unisce nella sua ricerca il lato privato e artistico, rivelando dettagli intimi della vita di persone sconosciute. Un nucleo di lavori sviluppa una riflessione sul piano pubblico e apertamente politico. Christopher Williams in SOURCE… mostra punti di vista non ufficiali nella comunicazione istituzionale, selezionando da un archivio pubblico quattro fotografie di John Fitzgerald Kennedy che ritraggono il presidente americano di spalle e per questo giudicate inadatte a essere diffuse. Nelle fotografie Americas II, Bahamas Internet Cable System e Globenet Trevor Paglen espone l’infrastruttura materiale della sorveglianza di massa, documentando il sistema interoceanico di cavi sottomarini che trasmettono dati sensibili.
L’image volée si chiude con una mostra nella mostra, nella quale sono esposti i dispositivi di spionaggio usati nella DDR e in Unione Sovietica: strumenti tecnologici in grado d’infrangere le barriere della dimensione privata, selezionati per il valore estetico del loro design razionale che anticipa quello di computer e smartphone.
Recap:
L’image volée
Fondazione Prada – Milano
18 Mar – 28 Ago 2016