Laura Malaterra
Fabiana Dicuonzo
Tourist è il progetto di Raffaele Piano iniziato con una serie di fotografie scattate in Islanda nell’estate 2015 e proseguito in Sardegna e Danimarca. È in costante aggiornamento, una ricerca in fieri che cerca di rispondere alla sibillina domanda: i social networks, le action cameras e tutte le nuove tecnologie stanno veramente cambiando la fotografia di viaggio e la stessa esperienza del viaggio?
“I turisti è un’esplorazione continua di immagini scattate nei luoghi turistici di tutto il mondo. Il progetto intende analizzare il modo in cui percepiamo quei luoghi e come questa indagine possa influenzare i possibili avanzamenti tecnologici nel settore delle attrezzature fotografiche.”
Così dicendo, Raffaele Piano ci coinvolge nella sua ricerca:
“Mi interessa, inoltre, esaminare il rapporto tra le dimensioni delle mie fotografie correlato a quelle delle cartoline che si vendono nei tourist shops.”
Nel mondo del qui e dell’ora, dei selfie ossessivi, delle 3000 fotografie scattate di cui 10 buone e nessuna stampata, Raffaele Piano si ferma ad osservare le dinamiche di un mondo incentrato sul presente. Tourists è un’esplorazione, per immagini, di luoghi turistici in giro per il mondo: legato al tema di un paesaggio incontaminato, Raffaele Piano contamina le sue fotografie con turisti. Di spalle al paesaggio, in attesa di osservare il selfie appena scattato, immobili con un sorriso stampato, attenti a realizzare la foto più accattivante, o sfuggenti per scattare più foto possibili. Tutti in pose diverse, ma con in mano uno stesso oggetto: la fotocamera, dal più semplice smartphone o iPad alla più avanzata Go-pro. La scena, rubata dall’insieme coreografico dei turisti, vede un filtro interposto tra l’uomo e la natura, una barriera fisica altamente tecnologica che in qualche modo distorce la percezione del luogo in cui si è, riducendola a un surrogato di infiniti pixels su uno schermo. Subentra il paradosso per il quale, intenti a fissare quel momento, le nuove tecnologie non lasceranno nulla di tangibile dell’esperienza che tenderà a sparire e ad essere dimenticata. L’originale punto di vista esalta il ribaltamento della concezione del viaggio: viene prima la visione di un paesaggio o l’essere fisicamente in un quel posto?