Le opere di Davies Zambotti – regista e fotografa italiana – sono così vaste e versatili che è difficile collocarle in un preciso territorio artistico. Ogni suo lavoro crea una connessione con lo spettatore e lo conduce delicatamente in un piccolo racconto. Racconti per immagini che oscillano tra la realtà e l’inaspettato.
Nelle opere di Davies c’è qualcosa d’inafferrabile e di etereo, qualcosa che forse nemmeno le immagini o i video riescono a mostrare del tutto.
“Fotografare la realtà significa fotografare la Finzione” questa frase è contenuta nelle Avvertenze del tuo lavoro “Vuoti a perdere”. La fotografia fissa un istante, unico e irripetibile. Cosa significa per te afferrare l’istante della finzione e del vuoto?
“Vuoti a Perdere” è un lavoro delicato, che vuole mettere in luce ciò che non
vediamo o che non vorremmo vedere. Ombre pesanti e vuoti densi si annidano negli interstizi piu nascosti.
In questo progetto si passa attraverso una “redenzione” dei propri vuoti quotidiani perpetuati da un’inerzia umana, vedendoli, celebrandoli, per poi poterli perdere e rendere.
La mia ricerca è mossa dal desiderio di disseppellire la verità, dal confronto intimo con i vuoti miei e del mondo al di là della verità che esso ci proietta contro.
L’acqua è l’elemento spesso presente nei tuoi scatti. Si percepisce la sua presenza anche quando non la ritrai. Non so perché, ma alcune fotografie mi ricordano la fluttuante attesa nel ventre materno. Che importanza ha per te l’acqua e il suo perpetuo fluire?
L’acqua è in effetti un elemento importante. Fluida, malleabile, impalpabile, docile e feroce ma soprattutto mutante.
Nei miei progetti l’acqua si trasforma di continuo ed esonda perciò spesso diventa il varco di passaggio per nuovi mondi e nudi punti di vista.
Nel video “Alla Salute!” uso i liquidi per elaborare diversi concetti come ad esempio la perdita, l’incuria e l’abbandono quindi anche in questo caso il loro significato più ovvio viene meno aprendoci a nuove riflessioni.
Nel tuo curriculum ho letto: “[…] utilizzando il video e la fotografia come un microscopio, una lente con cui poter osservare le ombre fra gli interstizi del quotidiano”. Cosa hai trovato in questi interstizi del quotidiano?
Le immagini, i pensieri, la vita scorrono troppo velocemente.
Come poter afferrare il vero, vedere la verità e fermarla nella menzogna? Forse addentrandosi negli Interstizi intimi e privati per riuscire a vedere ciò che è veramente indispensabile e scomodo.
È una continua ricerca, un’immersione in me e in ciò che mi circonda.
All’interno degli scuri interstizi si nascondono e occultano parti vive che si muovono silenziose fra il conscio/inconscio esistere.
Ti è mai successo che uno scatto si sia rivelato del tutto inatteso? Come se uno scorcio o un oggetto avesse reclamato la tua attenzione?
Assolutamente si.
Nonostante di norma io preferisca pensare ed in qualche modo preparare/ controllare il mio lavoro, mi trovo spesso nella situazione che hai descritto.
Un esempio può essere proprio il progetto “Interstizi”, da cui il sito prende nome, dove diversi scatti hanno richiamato la mia attenzione e quindi il desiderio nel poterli indagare.
Chi è oggi Davies Zambotti?
Un equilibrio precario tra marasma e quiete.