La fotografia documenta, racconta, oppure costituisce un atto creativo. In occasione della 12a Giornata del Contemporaneo dedicata all’arte italiana, il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano presenta L’apparenza di ciò che non si vede del fotografo e filmmaker Armin Linke. Nato a Milano e oggi di stanza a Berlino, Linke gioca sulla sottile linea di confine tra realtà e apparenza per interessare il pubblico ai grandi temi che imperturbabilmente permeano la società.
Promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta dal PAC di Milano con Silvana Editoriale e in collaborazione con lo ZKM | Centro per l’arte e la tecnologia dei media di Karlsruhe, la mostra è curata da Ilaria Bonacossa e Philipp Ziegler e inaugura in occasione della 12a Giornata del Contemporaneo, indetta per Sabato 15 ottobre 2016 da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani di cui il PAC è socio fondatore dal 2003.
Armin Linke invita scienziati e teorici di vari ambiti disciplinari a misurarsi con il suo archivio fotografico, che comprende oltre ventimila fotografie. In parte già presentato allo ZKM di Karlsruhe nel 2015/16, il progetto è stato ampliato per il PAC di Milano e viaggerà successivamente alla volta del Ludwig Forum für Internationale Kunst di Aachen e del Centre de la photographie di Ginevra.
Da più di vent’anni le sue fotografie hanno documentato gli effetti della globalizzazione, la trasformazione delle città in metropoli e la connessione della società postindustriale con le tecnologie dell’informazione e la comunicazione digitale. Il contributo di Linke focalizza l’ attenzione su temi globali come la smart-technology, i big data, il cambiamento climatico, e l’industria 4.0. Scienziati e teorici hanno attentamente selezionato le immagini dal suo archivio, ora comprendente più di 250 fotogrammi, commentandole con testi ed interviste. Il lavoro, che sarà presentato al Pac di Milano, raccoglie le fotografie di questa ricerca accostandole ai commenti, esito del confronto con il mondo scientifico.
L’obiettivo è innescare, grazie alle immagini, meccanismi nuovi, altri dal puro estetismo. La fotografia è pretesto per qualcosa di più grande, così grande da interpellare scienziati, geologi, antropologi in un dibattito a due voci tra artista ed esperti.
Le inquadrature apparentemente asettiche, i paesaggi silenti, le atmosfere statiche, nascondono un brusio che si insinua lento e sottile. Questo brusio è la voce del mutamento, di un mondo in continua e ribelle trasformazione. Le sue immagini sono esatta metafora dell’approccio umano a questa condizione: si osserva fugacemente una realtà che è finta interpretazione personale.
L’ intento di Linke non è innescare una provocazione distruttiva ma incitare lo spettatore ad assumere uno sguardo più critico rispetto all’evolversi dei fatti quotidiani, scientifici e globali.
La razionale spiegazione degli esperti non fa che stimolare il visitatore durante un percorso altamente individuale. Le opere in grande formato sono stampate su rotoli e allestite come tappe al centro delle sale mentre le pareti restano spoglie. Come immersi in una scenografia, la visita e la storia sono definite dall’ attore-spettatore: il sistema consente una topologia di dialoghi in costante mutamento ed evoca l’idea dell’archivio come organismo che muta e cresce incessantemente.
É la trama di una scena teatrale e l’interazione con il pubblico, elemento costante nell’opera di Armin Linke, intende sciogliere questi fili, valicando i limiti dell’apparenza per catturare l’invisibile.
Recap:
ARMIN LINKE. L’apparenza di ciò che non si vede
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano
a cura di Ilaria Bonacossa e Philipp Ziegler
16 ottobre 2016 — 06 gennaio 2017