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Artwort Arte Street Art Sul Clima Estremo, la Public Art e la Natura – Intervista a Tellas
  • Street Art

Sul Clima Estremo, la Public Art e la Natura – Intervista a Tellas

  • 22 Novembre 2016
  • Roberta Pedroni

Si è conclusa lo scorso sabato Clima Estremo, la prima esposizione personale di Tellas in Italia.
L’artista cagliaritano, dopo esser stato inserito dall’Huffington Post tra i nomi dei 25 street artist più influenti della scena mondiale e aver portato la sua arte sui muri di mezzo mondo, si è confrontato questa volta con le tematiche relative ai cambiamenti climatici causati dal riscaldamento globale indotto dall’uomo.
Negli spazi della Wunderkammern di Roma ha accompagnato in questi mesi il pubblico in una riflessione sul tema, sempre più attuale, del difficile rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda attraverso un percorso composto da lavori su tela, tessuto, carta, video e installazioni in cui gli elementi naturali, tipici del linguaggio figurativo di Tellas, diventano violenti, sempre più difficili da gestire e da capire.

Lo abbiamo incontrato al termine di questa importante tappa e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Come nasce di solito l’idea che dà origine a una tua mostra e come si sviluppa?
Di mostre importanti finora ne ho fatte poche.
Le due personali sono state “This Quiet, Harsh land”, alla Mini Galerie di Amsterdam nel 2014 e “Clima Estremo”. La prima è stata un po’ un contenitore di paesaggi e situazioni ispirate alla Sardegna: dalle mareggiate calme della costa sud, alle montagne aspre del centro. La seconda, è una mostra leggermente diversa. In questi mesi ho lavorato sul tema del clima e dei suoi cambiamenti degli ultimi tempi. Meno illustrativa e fatta più di sensazioni.
Su entrambe ho lavorato circa un anno, tra un viaggio e l’altro, per poi scegliere i pezzi migliori.

Clima Estremo - Tellas
Clima Estremo – Tellas

A proposito della Sardegna, i paesaggi da cui trai ispirazione per i tuoi motivi sembrano molto distanti dalla Sardegna tipica dell’immaginario comune fatta di acqua cristallina e spiagge bianche. Ci descrivi la terra in cui sei cresciuto?
Il posto in cui sono cresciuto è poco distante da Cagliari, in una pianura chiamata Campidano.
Le campagne e i terreni agricoli sono parte fondamentale di questo posto, la Sardegna è una regione in cui si vive di agricoltura. Il turismo è qualcosa che dura per brevi periodi, praticamente solo nei mesi estivi.
La Sardegna dove sono cresciuto io è quella delle terre aride, dei pascoli, dei campi coltivati, dello scirocco e del maestrale.

Clima estremo comprende, come hai detto, una serie di lavori dell’ultimo anno, realizzati principalmente su tela. Il lavoro su tela lo consideri una fase preliminare rispetto al lavoro su muro, o sono due tipi di approccio differenti e non necessariamente connessi?
Credo che ogni medium sia differente e in qualche modo questo decide l’estetica del lavoro, ma non il concetto.
Posso parlare della stessa cosa in due modi diversi. Questo per dire che non ho interesse a fare su tela o su carta la stessa cosa che faccio su muro. Non so se riuscirei a fare su un muro quello che faccio sulla tela. Di conseguenza questi non sono dei bozzetti per i lavori su muro, li considero dei lavori a sé .

Clima Estremo - Tellas
Clima Estremo – Tellas

La sensazione che si prova osservando queste opere è quella che non ci sia una posizione o una critica riferita a determinati problemi climatici, ma solo una presa di coscienza del fatto che la natura ha un potere che l’essere umano non può e forse non dovrebbe tentare di controllare. In quale posizione si pone secondo te l’uomo rispetto alla natura al giorno d’oggi e dove invece si dovrebbe trovare?
Quello che ho cercato di fare nella mostra è raccontare delle sensazioni, delle visioni.
L’uomo fa parte della natura, sta cercando di progredire e cambiare il posto in cui vive da sempre e, di conseguenza, la natura si prende la propria rivincita. Quelli che noi chiamiamo disastri naturali sono semplicemente le conseguenze di quello che noi facciamo alla Terra.
La mostra non vuole essere una critica. Ma qualcosa come delle riflessioni, delle sensazioni, degli attimi.

“Punti di vista”, l’installazione che hai realizzato negli spazi dell’Outdoor Festival, è un’anteprima della mostra alla Wunderkammern. È la prima volta che ti confronti con uno spazio tridimensionale? Com’è stato approcciarsi a un’opera con un livello di percezione diverso rispetto al resto dei tuoi lavori, che non si osserva dall’esterno, ma all’interno della quale ci si muove e da cui si è circondati a 360 gradi?
“Punti di Vista” è un installazione site-specific, pensata per quella stanza all’interno dell’Outdoor Festival.
Mi sono già confrontato con delle installazioni in passato, ad esempio Spettro (realizzata nel 2012 in Friuli), sempre legate allo spazio, ma diverse da questa.
Essendo uno spazio con 3 stanze, quindi simile a una casa, con Giuseppe Pizzuto (curatore della mostra) abbiamo pensato subito all’idea di abitazione ed essendo il tema di Outdoor 2016 il “confine”, abbiamo lavorato su questi 3 spazi totalmente differenti e contrastanti tra loro, dove lo spettatore valica un confine passando da una stanza all’altra.

Punti di vista - Tellas
Punti di vista – Tellas

Sempre più spesso il mondo della street-art si avvicina a quello delle gallerie. Cosa pensi di questo rapporto? Credi che l’opera di uno street-artist possa continuare ad avere la stessa forza esposta in un contesto così diverso rispetto a quello dove il progetto è nato e si è sviluppato?
Più che street art, preferisco chiamarla public art. Avendo un’estetica poco urbana, mi sento più vicino a un termine come questo.
Credo che un lavoro realizzato su un muro, in un contesto pubblico, sia, e debba essere, diverso da quello che invece è esposto all’interno di un museo o galleria. Ha una funzione e una fruizione differente. Semplicemente l’opera di un artista che dipinge solitamente all’esterno, diventa qualcos’altro sistemata dentro all’interno di uno spazio.
Mi sembra una polemica che da anni è priva di senso.
Certo, quando un’opera viene strappata dalla strada (quindi pensata dall’artista per essere un’opera pubblica) e poi buttata dentro un museo, mi sembra più un operazione di marketing che di salvaguardia dell’arte.

Maree - Tellas
Maree – Tellas

Ho letto che la tua opera Maree, realizzata nel 2012, è ispirata all’album Music for Airports di Brian Eno. Che influenza ha la musica sul tuo lavoro e quale sarebbe stata colonna sonora che avresti scelto per accompagnare Clima estremo?
Per anni ho prodotto musica costantemente, nel periodo che va dal 2003 al 2011.
Nel 2010 ho prodotto delle release chiamate Progetto Abitare (in free download dal mio sito), un mix di soundscapes, drone e ambient pura. Considero questa la parte sonora del mio lavoro visivo.
Sono sopratutto racconti di viaggi, paesaggi, dove l’uomo non è mai presente.
La musica è una parte fondamentale in quello che faccio. Ascolto quasi sempre qualcosa mentre lavoro.
Se dovessi dare una colonna sonora a Clima Estremo, penso a quello che più ho ascoltato durante la produzione della mostra. Forse Le Gymnopedies di Satie.

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Roberta Pedroni

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