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Nendo è uno degli studi giapponesi di design più produttivi al mondo, Oki Sato è il suo fondatore e porta avanti centinaia di progetti simultaneamente. Da un portaombrelli cubico alla camicia super accessoriata, dal cioccolatino architettonico ad arredi multiuso fluo, grazie alle sue creazioni Oki Sato vanta numerosi premi e collaborazioni con marchi e aziende importanti a livello internazionale: Coca Cola, Disney, Moroso e Starbucks per citarne alcuni. Dalla creazione nel 2002, il suo studio cresce a vista d’occhio ed è pullulante di idee.
Oki Sato, vincitore del Dezeen Designer Hot List 2016, viaggia in un mondo dove la passione per il design e la dedizione per il suo mestiere conducono la mente verso sentieri fluidi e leggeri. Estraneo da vincoli o restrizioni di qualsiasi natura il fondatore coglie la bellezza e l’ispirazione dalla semplicità delle piccole cose quotidiane, magari anche banali, per regalare momenti di stupore (“!”).
Dare alla gente un piccolo momento “!”.
Ci sono tanti piccoli “!” momenti nascosti nella nostra vita.
Ma non li riconosciamo e anche quando li riconosciamo, tendiamo inconsciamente a resettare le nostre menti e dimenticare ciò che abbiamo visto. Noi crediamo invece che questi momenti “!” siano ciò che rende i nostri giorni davvero interessanti, davvero ricchi. Questo è il motivo per cui vogliamo ricostituire la quotidianità collezionando e rimodellando questi momenti in qualcosa che sia facile da comprendere. Vorremmo che la gente che si imbatte nei progetti di Nendo percepisca intuitivamente questi momenti “!”.
Questo è il lavoro di Nendo.
Felici ed immediate le sue idee partono dal design per invadere campi in cui la creatività regna sovrana: allestimento, moda, arte ed architettura sono solo alcuni dei fronti verso cui allarga continuamente le sue prospettive e le sue conoscenze. Alimentato dalla creatività giocosa tipica di un bambino, lo studio Nendo sembra un laboratorio magico dove ogni idea vive di una fantasia semplice e sconfinata. I suoi oggetti, le sue opere sono spesso costituite da esili linee pure, nero su bianco, a delimitazione di spazi eterei pervasi da un’eleganza squisitamente giapponese. Esteticamente belle, essenziali ed eleganti sono le opere realizzate; frenetico, versatile ed innovativo è lo studio di Oki Sato a cui Artwort ha posto le sue domande.
Qual è l’origine del termine Nendo? Qual è la filosofia del tuo studio?
Nendo significa Play-Doh. Vuol dire libertà, la stessa libertà dei bambini che giocano con la Play-doh o con l’argilla cambiando forme e dimensioni e mescolando i colori: questo è esattamente il modo in cui voglio progettare; in modo estremamente libero e flessibile. Ho dato il nome di Nendo al mio studio quando sono venuto a Milano per la prima volta nel 2002. Fino a quel momento studiavo architettura e per me era davvero restrittivo. Quando sono venuto a Milano tutti progettavano così liberamente e tutti sembravano così felici. Era esattamente il modo in cui volevo progettare.
Sei nato in Canada ma attualmente lavori in Giappone ed in italia. Quale cultura ha influenzato di più il tuo lavoro, quella occidentale o quella orientale?
Il posto che mi ha più influenzato è dove sono nato e cresciuto. Sono nato in Canada e mi sono trasferito in Giappone quando avevo 11 anni. Il luogo in cui sono cresciuto in Canada era molto rurale. Ecco perché ho avuto uno shock culturale quando mi sono trasferito nel centro di Tokyo. Tutto sembrava innovativo e interessante. Grazie a questa esperienza oggi riesco facilmente a trovare straordinarie o divertenti cose appartenenti alla vita quotidiana.
Di solito ad ogni progetto associ uno schizzo concettuale. Quanto è importante per te disegnare per la creazione di un’idea? Qual è la differenza tra l’usare una stampante 3d e il disegnare durante la fase creativa?
Ciò che è importante per me non è fare schizzi o fare rendering, ma osservare e vedere le cose.
Sono ispirato da qualsiasi cosa. Ci sono così tante informazioni. Le storie più importanti provengono dalla quotidianità, dalla vita comune, noiosa. C’è qualcosa di interessante nella routine. Sono i piccoli momenti che rendono la vita interessante.
Sappiamo che ogni artista, creativo, designer ha un’opera preferita, un “figlio” preferito. Quale o quali sono i tuoi?
Attualmente, non ne ho nessuno. Mi focalizzo sempre su ciò che sto facendo e al momento i progetti di fronte a me sono i migliori.
I tuoi piani si stanno spostando verso l’architettura. Quali sono i tuoi prossimi progetti in questo campo?
Il progetto della stazione vicino Kyoto verrà lanciato questo Aprile. Questo prevede 6000 metriquadri che includono un caffè e altri spazi commerciali, un chiosco informativo, un’area giochi, un’area ciclabile per bambini, una fontana ed un palco all’aperto. Stiamo lavorando anche su una residenza privata. Cerchiamo di non realizzare mai gli oggetti per gli oggetti: i progetti di Nendo intendono espandersi in idee e progetti futuri. Siamo sempre impegnati sul come collegare gli oggetti in uno spazio, in un interno.
Nell’architettura e nel design il vuoto è tanto importante quanto il pieno. Nei tuoi lavori questa complementarietà è fondamentale. Ci potresti spiegare la differenza e come concepisci lo spazio specialmente per le mostre come Un-printed material?
Cerco di pensare alle cose che sono tra le cose. È come quando guardi le stelle, tutti guardano le stelle e pensano: “È così meraviglioso”. Ma ciò che io cerco di vedere è l’oscurità, è il cielo che rende le stelle così belle; così cerco di progettare il cielo stesso, il buio. E così, guardando quello che c’è nel mezzo, riesco a trovare qualcosa che è leggermente differente; nuove idee, idee davvero piccole, ma molto interessanti.
Mallarmè concepì la poesia con le pause così come con le parole. Il Giapponese ha una parola (ma) per questo intervallo che dà forma al vuoto. Tra le parole inglesi di origine giapponese, Ma (spazio negativo) e Ken (architettura) sono scritte in giapponese con lo stesso carattere 間. Potresti rappresentare con uno schizzo questo concetto? Cos’è 間 per te?
Io lo considero più come uno spazio concettuale che come spazio fisico. Ognuno di noi ha queste nozioni nella mente e appena tracciamo il contorno di queste cose ci accorgiamo che tra loro esiste uno spazio ambiguo, indistinto. Le nozioni preconcette sono un modo rigido di pensare, ma il pensiero che esiste in questi spazi è infinitamente flessibile e fluido. Affronto queste aree con un intento giocoso, come se stessi impastando e lavorando l’argilla. Questo è lo schizzo della mostra che si è tenuta al Design Museum di Holon intitolata “Nendo: The space in between”. Spero possa aiutare nella risposta.