Le inquietanti fotografie di Weronika Gęsicka ci affascinano proprio per quel turbamento che proviamo nel recepire la sua realtà surrealmente irreale. Atmosfere dove protagonista è l’inconscio, il sogno e le enigmatiche ansietà che ci riportano ad altrettante visioni sibilline come quelle piazze di Savinio e De Chirico.L’artista polacca, nata nel 1984 a Włocławek e diplomata all’Accademia di Belle Arti e all’Accademia di Fotografia di Varsavia, nei suoi lavori indaga sugli aspetti della memoria e sui complessi meccanismi mnemonici che configurano la percezione del nostro passato e attivano i nostri ricordi. Affianca alla sua attività di fotografa, dove una parte importante è dedicata alla ricerca di materiali fotografici d’archivio provenienti da varie fonti, la creazione di oggetti e manufatti spesso realizzati in collaborazione con artigiani e, talvolta, con altri artisti.
Lasciamo la parola a Weronika:
“Ciò che solitamente influenza la mia scelta di una fotografia per un progetto sono i dettagli che attirano la mia attenzione fin dal primo momento: qualunque particolare gesto, oggetto, elemento di sfondo. Cerco di eliminare, per quanto possibile, la differenza tra l’immagine originale e la mia alterazione, creando allo stesso tempo una storia completamente nuova”
Il suo ultimo progetto Unhappy families è presentato al Festival de la Jeune Photographie Européenne di Parigi dove si possono ammirare le fotografie dell’artista sino al 5 marzo.
Racconta la fotografa:
“Il progetto si basa su fotografie d’epoca acquistate da banche immagini. La maggior parte di queste foto proviene da archivi americani degli anni ’50 e ’60 e presenta scene di famiglia, ricordi di vacanza e vita quotidiana, sospese tra verità e finzione. È difficile capire se sono scene spontanee o solamente delle pose.”
Nelle Famiglie infelici Weronika Gęsicka trasfigura fotografie d’epoca in realtà inquietanti. Il tratto surreale, che connota tutta la sua ricerca, diviene il tragico filo conduttore che modifica la normalità del vivere in momenti fatalmente catastrofici.
Il tutto nascosto dietro tranquillanti sorrisi stereotipati.