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Artwort Arte L’anatema della creatività: un’intervista a Jamie Stewart
  • Arte

L’anatema della creatività: un’intervista a Jamie Stewart

  • 14 Febbraio 2017
  • Artwort

Il losangelino Jamie Stewart, prima con gruppi come Ibopa e Ten in the Swear Jar e dal 2000 con i suoi Xiu Xiu ha scritto alcune delle pagine più importanti del suono sperimentale degli ultimi anni sulla west coast americana. Con album come ‘Knife Play’, ‘A Promise’ e ‘The Air Force’ la band ha messo a punto una sintesi assolutamente personale e peculiare di art rock, post-punk, new wave e ambient noise, trovando il coraggio di trattare, nei testi, argomenti normalmente considerati tabù come il suicidio e l’AIDS. Tante le collaborazioni importanti che hanno segnato la carriera di Jamie Stewart e del suo gruppo: da quella con Devendra Banhart ai remix e duetti con Marissa Nadler e Carla Bozulich. Ma, soprattutto, sono assai frequenti le sue incursioni nel mondo dell’arte sempre attraverso pratiche e forme produttive particolari e imprevedibili.

Per intervistarlo abbiamo approfittato del suo arrivo in Italia, in occasione del nuovo appuntamento targato Disco_nnect che, martedì 14 febbraio al cinema/teatro La compagnia di Firenze, lo vedrà impegnato nella performance Hexa (assieme al sound artist australiano Lawrence English) a sonorizzare le “Factory Photographs” di David Lynch, una raccolta di fotografie che il celebre artista e regista statunitense ha scattato in diverse fabbriche abbandonate e in disuso tra Germania, Polonia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Jamie Stewart
Jamie Stewart

Quali sono state le tue prime influenze e perché hai scelto la musica come primo linguaggio espressivo?
I miei genitori mi comprarono uno stereo in occasione dei miei otto anni. Era molto eccitante ascoltare qualsiasi cosa passasse in radio e cominciare a registrare, da quel flusso, le mie prime cassette. Il primo disco che acquistai fu ‘Purple Rain’ di Prince e il primo concerto al quale assistetti fu quello di David Bowie. Mi sento davvero fortunato ad essere cresciuto con artisti così genuini. Al college cominciai ad appassionarmi a generi come goth, two tone e field recording e mio padre mi proponeva dischi soul e i Talking Heads. Ma l’influenza più forte, in quel periodo iniziale, la ebbero i primi dischi della 4AD.  Prima di fondare la band Xiu Xiu ho suonato in una lunghissima lista di band, con le quali suonavo cover della Motown, dub, punk rock e funk. Poi, durante una settimana molto particolare, fui cacciato da tre band diverse per altrettante ragioni. Allora decisi di fondare il mio gruppo. Dopo un paio di tentativi falliti, io e Cory McCullouch facemmo partire il progetto Xiu Xiu.

Quel nome lo prendeste in prestito da un film cinese. Da dove arriva il tuo interesse nei confronti della cultura asiatica?
Angela Seo è nata a Pusan e Shayna arriva da Tokyo. Io sono di Los Angeles. Il mio rapporto con l’asia viene solo da cose che hanno a cha fare la mia famiglia, l’esposizione culturale e la vita stessa.

XiuXiu
XiuXiu

La tua ricerca ha, da sempre, forti connessioni con le arti visive. Puoi dirci qualcosa della componente estetica del lavoro con Xiu Xiu?
È qualcosa che non passa per vie formali. Sono un assiduo frequentatore di musei sia quando sono a casa che quando vado in tour. Ci vado più che posso ma credo che il mio assorbimento dell’arte sia più intuitivo che legato a uno studio reale. Come accade a molti l’arte fa scintillare la mia mente e il mio cuore. Provo a ridirigere la fiamma che ne deriva nella musica. Come il cinema, la letteratura e la politica, la musica è un vettore di idee per me. Solo che i sentimenti che mi provoca li sento più veri di qualsiasi altra cosa.  Alcuni artisti o periodi storici particolarmente importanti per me sono: Kara Walker, Danh Vo, la pittura russa medievale, Frida Kahlo, Vaginal Davis, Ren Hang, Barbara Kruger, Agnes Martin, i Vasi della Luna coreani, la fotografia giapponese del movimento Provoke, la scultura congolese del periodo coloniale, Mark Rothko, Carol Rama, l’arte talismanica dalla Papua New Guinea, Santeria Velas, Leigh Bowery, gli oggetti votivi del Perù cattolico durante il colonialismo, i talismani dei rituali Obeah e Yayoi Kusama.

E come siete finiti a girare videoclip porno per alcuni pezzi degli Xiu Xiu?La canzone “Black dick” riguarda il dibattito e l’esplorazione della sessualità fetish e legata alla razza. Come il video che l’accompagna contiene riferimenti a cazzi “neri”, culi “bianchi”, tette “gialle” e fighe “marroni”. Nel video si vedono clip di pornografia hard ripresi sullo schermo di un computer portatile. E gatti. Alla fine per me è un anatema essere creativo. Quindi interpretate questa cosa come vi pare.

Come è nato il progetto ‘Xiu Xiu Plays the Music of Twin Peaks’? Il tutto partiva dalla commissione di un museo, mi pare?
Sì, esattamente dal GOMA museum di Brisbane. Shayna ed io eravamo in tour assieme al nostro amico australiano Lawrence English. Lui ci ha fatto sapere che stava lavorando assieme al curatore Jose Da Silva a una importante retrospettiva su David Lynch. Tutto il terzetto di Xiu Xiu è sacralmente devoto a Twin Peaks. Shayna è saltata sul tavolo e ha dichiarato che noi avremmo dovuto suonare le musiche della serie. Un anno e mezzo dopo lo abbiamo fatto.

Quando avete incontrato David Lynch e come avete deciso di lavorare al progetto Hexa con Lawrence English?
Solo Angela e Shayna hanno incontrato David Lynch in una riunione molto concisa. Io mi sentivo troppo timido per farlo. Il nostro progetto gli è piaciuto e Lawrence ha sviluppato la cosa attraverso il suo rapporto collaborativo con il GOMA, rendendoci possibile di lavorare sulla serie del ‘Factory Photographs’ di Lynch per il primo LP a firma Hexa.

Siete in tour proprio con questo progetto. Qual è la cosa che hai trovato più intensa e interessante nel lavorare su quella serie fotografica?
Le immagini sono così tetre e disperate che è impossibile non vederci il fallimento dell’umanità mentre le guardi. Quando le vedi proiettate a grande dimensione sopra le nostre teste mentre stiamo suonando estenuante musica industriale intensifica drasticamente la paura. Temprati da questo è stato delizioso lavorare con Lawrence. Siamo persone strappate duramente alla luce e pressate duramente dall’oscurità.

Come avete trasposto il tono spettrale delle immagini di Lynch in musica? Abbiamo contato molto sulla nostra reazione al momento, come interplay in tempo reale. Abbiamo un set di suoni preregistrati ma la maggior parte di quelli che sentite nel disco sono venuti fuori, lanciati da ognuno di noi come carte su un ideale tavolo da gioco. Mi perdonerete se suona come una cosa stupida ma è stato come avere a disposizione 25 tinte ciascuno. Sia io che Lawrence sappiamo i colori che hanno a disposizione gli altri. Il modo nel quale tutte le tinte si combinano è quello che fa la musica.

Jamie Stewart + Lawrence English

Forget è il vostro ultimo album. Suona come un esperimento Pop nel quale prendete in esame le strutture musicali di un vasto raggio di artisti. Come avete pensato quel lavoro?
Non abbiamo mai pensato di fare un album pop, non ascoltiamo molto la top 40 e non siamo stati ispirati dal genere mentre lo componevamo. Per noi si trattava, semplicemente, di fare un disco di canzoni. L’influenza più vicina al pop arriva dal proto rock & roll di Joe Meek. Lui ha preso la struttura delle canzoni tradizionali e l’ha fatta diventare un esperimento sonico ed emozionale. È stato il primo ad usare quel tipo di approccio.
Forget rappresenta una grande sfida e un grande cambiamento per noi. In passato siamo sempre stati definiti da eventi specifici nella vita delle persone che compongono la band, dalle famiglie o dai politici. Questo disco, guidato da intense emozioni, arriva da un luogo soprannaturale e subconscio. Più che di documentare qualcosa che accade attorno a noi si è trattato di farsi trasportare ciecamente da quello che le muse ci stavano sussurrando.

Come siete arrivati a lavorare con Vaginal Davis, Charlemagne Palestine e Greg Saunier per il disco?
Nelle stesso modo nel quale abbiamo ottenuto di poter suonare con la band italiana Father Murphy. Ogni collaborazione con ognuno di questi luminari è un’intricata storia a sé che ci riempie di onore e orgoglio. Ognuno di loro ha rappresentato una profonda e duratura inspirazione per me. La voce di Vaginal, i carillon di Charlemagne, il modo di cantare dei Father Murphy e la scrittura di Greg mi hanno riempito il cuore e la testa.

Cosa vi aspettate per l’imminente futuro?
Donald Trump che si soffoca a morte con l’anello matrimoniale di sua moglie e un video con tutti i bambini del mondo che defecano sulla sua tomba.

Di Andrea Mi

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