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Artwort Architettura Rifugi e luoghi della contemplazione – Quattro straordinarie micro houses
  • Architettura

Rifugi e luoghi della contemplazione – Quattro straordinarie micro houses

  • 17 Marzo 2017
  • Ilaria Lucaselli

Edifici accoglienti e innovativi dalle dimensioni ridotte all’essenziale: le Micro House sono piccoli spazi pensati per esigenze differenti, nelle quali le piccole dimensioni accolgono tutto il necessario per vivere senza rinunciare alla bellezza e alla comodità. Progetti come la casetta al mare dello studio Yasutaka Yoshimura Architects, in Giappone, e il rifugio in montagna dello studio DRAA in Cile sfruttano l’identità del paesaggio come punto di forza formale.

Window House - Yasutaka Yoshimura Architects
Window House – Yasutaka Yoshimura Architects
Window House - Yasutaka Yoshimura Architects
Window House – Yasutaka Yoshimura Architects
Window House - Yasutaka Yoshimura Architects
Window House – Yasutaka Yoshimura Architects
Window House - Yasutaka Yoshimura Architects
Window House – Yasutaka Yoshimura Architects

Il primo nasce dall’idea di una palafitta sul mare, si appropria della vista del Monte Fuji e dona all’edificio uno sfondo suggestivo. Il volume, attraversato da due grandi vuoti, diventa “una finestra per vedere attraverso“, preservando la vista del paesaggio in assenza del proprietario. I sostegni la sollevano per proteggerla dall’acqua, creando un patio coperto dal quale ammirare il litorale. La scala fatta di blocchi in cemento con sezione triangolare, a sbalzo, conducono all’interno, uno spazio dominato dalle due grandi finestre che trovano come unico ostacolo visivo una esile scala che conduce al soggiorno, alla cucina, ad una piccola camera da letto e al bagno, distribuiti su tre livelli.

Felipe Camus – Charred Cabin – DRAA Architects
Felipe Camus - Charred Cabin - DRAA Architects
Felipe Camus – Charred Cabin – DRAA Architects
Felipe Camus - Charred Cabin - DRAA Architects
Felipe Camus – Charred Cabin – DRAA Architects

Il progetto dello studio cileno, invece, è pensato come luogo di contemplazione del paesaggio di montagna, il quale accoglie la piccola cabina in legno di pino carbonizzato sospeso su due file di pilastri lignei. Il volume occupa 15 mq distribuiti su un unico livello, accessibile attraverso una scala esterna. L’interno, nonostante le piccole dimensioni, presenta una chiara gerarchia degli spazi: l’ingresso si trova in prossimità di un piccolo corridoio attrezzato con un piano da cucina che conduce al soggiorno, il quale, con il soffitto ad una quota maggiore rispetto gli altri ambienti, costituisce il cuore dell’edificio. Una scaletta metallica a muro nera risalta sulle chiare pareti lignee, conducendo ad un piccolo piano rialzato che ospita la camera da letto. Piccole finestre e lucernari permettono alla luce di illuminare lo spazio, il quale è reso accogliente attraverso piccoli dettagli come un tavolino da pranzo posto davanti alla finestra che affaccia sulla valle.

Maja Wirkus - Small House, Architekturburo Scheder
Maja Wirkus – Small House, Architekturburo Scheder
Maja Wirkus - Small House, Architekturburo Scheder
Maja Wirkus – Small House, Architekturburo Scheder
Maja Wirkus - Small House, Architekturburo Scheder
Maja Wirkus – Small House, Architekturburo Scheder

Un altro esempio significativo di micro house è il piccolo edificio progettato nei pressi della città di Kaiserslautern, in Germania, dallo studio locale Architekturburo Scheder. Posto tra due abitazioni ai margini di una foresta, il volume occupa un lotto in pendenza che misura 3,50 mt x 12 mt.
Nella sua semplicità formale è un edificio dalle molteplici dimensionalità che si manifestano sia all’interno che all’esterno, a seconda del punto di vista dal quale lo si guarda. Sul fronte strada, la facciata cieca, sostenuta da esili pilastri zincati, illude l’osservatore di essere davanti ad una piccola scatola sospesa, il profilo si presenta invece come un volume lungo e sottile, con l’estremità superiore che segue il dolce pendio della collina. Lo spazio interno è composto dalla interazione di espressioni spaziali diverse che si susseguono, come stretto e largo, basso e alto, piccolo e grande. Una scala in legno priva di alzate conduce al piano superiore che ospita una cucina e la camera da letto con un piccolo bagno. Il bianco delle pareti in fibra di legno e il pavimento in acero chiaro accolgono il verde della foresta che entra dalle grandi finestre dei fronti longitudinali e attraverso l’ingresso sul fondo della parete.

Sophia van den Hoek - 3D printed Urban Cabin - DUS Architects
Sophia van den Hoek – 3D printed Urban Cabin – DUS Architects

Un’ esperienza singolare sperimentata in un contesto urbano è quella dello studio DUS Architects ad Amsterdam. Lo studio olandese, con la tecnologia della stampa 3D, ha composto una cabina di 8mq che ospita il necessario per sostare la notte. La bio-compatibilità è garantita dall’uso del materiale a base di olio di lino, reversibile, che permette al progetto di essere distrutto e ristampato. Tale innovazione permette di lavorare sulla possibilità di sviluppare piccole abitazioni temporanee anche in zone disastrate. In un piccolo lotto delimitato da un prato verde, un percorso geometrico di ghiaia conduce ad un patio con delle sedute. Oltrepassata la soglia del volume spigoloso nero, al suo interno si trova il letto. In assenza di spazio per il bagno, una vasca scultorea circolare, esterna, occupa una piccola porzione di prato ombreggiato da pioppi.  Struttura e forma si fondono in un unico guscio modellato da superfici con sporgenze angolari tridimensionali, che conferiscono all’edificio maggiore stabilità. Una finestra interrompe le pareti scure, che la sera si mimetizzano nel buio, riducendo l’edificio ad un rettangolo di luce.

Sophia van den Hoek - 3D printed Urban Cabin - DUS Architects
Sophia van den Hoek – 3D printed Urban Cabin – DUS Architects
3D printed Urban Cabin - DUS Architects
3D printed Urban Cabin – DUS Architects

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Ilaria Lucaselli

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