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For We the Living – © Télévision Services
Artwort Fotografia Behind The Cover – Télévision Services x Superpoze
  • Fotografia

Behind The Cover – Télévision Services x Superpoze

  • 24 Gennaio 2018
  • Tommaso Mauro
1 di 2

– Switch to page 2 for english version –

Conosciuti anche per Télévision, una rivista di moda da loro curata, gli artisti francesi di Télévision Services si occupano di moda, editoria, graphic design, fotografia e regia. I fondatori del collettivo transalpino Hugo Blanzat, Boris Camaca e Matthieu Rocolle collaborano da molto tempo con artisti provenienti da diversi settori: tra di loro c’è anche il musicista Gabriel Legeleux, più noto come Superpoze.
For we the living, seconda fatica del musicista francese, è un disco che ha voluto mettere l’apocalisse in musica, Télévision Services ha invece trasposto l’apocalisse in video e ha anche curato tutte le componenti grafiche dell’album.

For We the Living – © Télévision Services


La vostra collaborazione con Superpoze è diventata anche un’installazione presso la galleria Magda Danysz di Parigi intitolata For we the living: un pianoforte collocato al centro dello spazio consente ai musicisti invitati di reinterpretare i pezzi di Superpoze con i vostri visuals come unico sfondo. Questa è la vostra ultima collaborazione, ma come è iniziata tutto?

Abbiamo iniziato a lavorare con Gabriel per il suo album di debutto, Opening. Dopo di che, con l’aiuto di Camille Petit, abbiamo creato la cover, con uno scatto di Boris e alcuni elementi grafici. Quando Gabriel è tornato un anno dopo con della nuova musica, abbiamo avuto una lunga chiacchierata su come ci eravamo immaginati la storia dietro a For We The Living. E così siamo arrivati a delle interpretazioni della storia. In pratica Gabriel descrive come la fine del mondo e le sue conseguenze avrebbero attraversato l’intero album. L’idea all’inizio era quella di tradurre queste emozioni in piccoli video, ma si è trasformata rapidamente in un processo più complesso.

Gabriel si è affidato a voi in tutto in For we the living: dalla gestione dell’artwork fino alla realizzazione dei video musicali. Come funziona la vostra collaborazione? È uno che si lascia guidare dalle vostre intuizioni o costruite un percorso in collaborazione?
Gabriel ci ha dato un paio di indicazioni. Per lui, tutto doveva relazionarsi alla fine dei nostri tempi. Ci ha menzionato la fine del film di Lars Von Trier, Melancholia, e la potente immagine dei due pianeti che si scontrano l’uno con l’altro. Pensava in continuazione ad una fine felice del mondo. Certo, non felice ma comunque una fine del mondo pacifica. Allora gli abbiamo mostrato la fine di Zabriskie Point: ne è stato istantaneamente sedotto. Così abbiamo iniziato il processo di costruzione della storia, che sarebbe stata ambientata intorno ad quelle zone industriali abbandonate che puoi vedere dalle superstrade.
L’intenzione principale di questa collaborazione era di trovare il modo di seguire accuratamente la sua ispirazione e la storia che raccontava con il suo album. Una volta che ci siamo accordati su come trasporli correttamente, ci ha affidato tutto.

Come siete arrivati al concept che accompagna tutto l’album For we the living?
Abbiamo condiviso molte ispirazioni con Gabriel e con l’etichetta, ed abbiamo presentato loro otto script. Ma avevamo un progetto ben più ampio per la direzione artistica dell’album. Avevamo anche deciso di «documentare» gli eventi con il nostro stile di scrittura. Quindi, abbiamo seguito un protocollo molto stretto, raccogliendo ogni dettaglio, persino la localizzazione GPS di ogni foto scattata, raccogliendo campioni di terra, vari elementi, come avrebbero fatto degli scienziati, e scannerizzando tutto durante il processo. La nostra raccolta sarebbe diventata poi una sorta di archivio di tutto il progetto. Questo è un approccio che amiamo applicare anche ad altri lavori, come la nostra rivista Télévision, ma è calzato a pennello per For We The Living e per le intenzioni di Gabriel.

La serie di video che accompagnano l’album sono molto interessanti: un’estetica che rappresenta a pieno l’atmosfera apocalittica dei brani di Superpoze. Vanno visti come parte integrante all’opera musicale, un tutt’uno inscindibile dove slowmotion, sfocature, i colori ed paesaggi esagerano le immagini evocate dalle note. Come avete costruito la trama intorno a questa serie?
Quando abbiamo deciso quale sarebbe stata la direzione principale per i video, abbiamo guardato diversi esperimenti on-line, basati principalmente sull’idea di «serendipità ». Abbiamo iniziato a guardare gli archivi video di diversi Youtubers, come gli Slow Mo Guys, e abbiamo trovato delle similitudini con quello che avevamo in mente per i nostri script di « end of the world ». Questa ricerca ha guidato fondamentalmente la scrittura di tutte e otto le scene, che si sarebbe poi conclusa accoppiando la progressione di musica e melodia per tutto l’album. Questo è il motivo per cui c’è una simile spinta in avanti verso l’apocalisse, e poi un avvicinamento più lento alle sue conseguenze (anche l’album di Gabriel è diviso in due parti fortemente distinte).

Per quanto riguarda la composizione delle immagini: chi o cosa vi ha ispirati? Ci sono riferimenti ad altri lavori?
Gli esperimenti su YouTube (The Slow Mo Guys), Bernd et Hilla Becher (specialmente il loro lavoro sulle torri dell’acqua), Jon Rafman, De Chico (Superpoze) e ovviamente Zabriskie Point di Antonioni.

Copertina preferita di sempre?

Wish You Were Here – © Hipgnosis
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Tommaso Mauro

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