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Nato nel 1998, Pfadfinderei è uno studio di Berlino che si occupa di progetti che vanno dall’identità per brand e band, alla regia video, al videomapping, alle installazioni: il tutto con un’originalità e uno stile ben distinguibili. Non stupisce, quindi, guardando un live o un video dei Moderat o tenendo tra le mani un loro disco, notare una linea continua, innovativa e unica che contraddistingue tutte le componenti musicali della band berlinese: tutto merito del lavoro di Pfadfinderei.
La Berlino degli anni 2000 non ha partorito solo l’elettronica che ora fa ballare mezzo mondo ma anche un gruppo di artisti come voi: avete collaborato con i Moderat dal loro primo disco fino ad oggi, ma com’è nato tutto? Definireste la vostra una collaborazione o un progetto che va di pari passo? A voi gli occhi, a loro l’orecchio?
Moderat in realtà è un progetto di due artisti: Modeselektor e Apparat. Entrambi sono nostri amici. Conosciamo i ragazzi da molto tempo, alcuni di noi sono cresciuti insieme. Perciò la nostra collaborazione si è sviluppata spontaneamente. La fusione audiovisiva è stata prematuramente influenzata da una serie di eventi autorganizzati come Lab.style o Lab.land nei primi anni duemila. Da questa vicinanza e dalla fiducia reciproca è maturata una responsabilità complementare per la nostra arte e il nostro lavoro, che è culminata con il compito di costruire il primo album dei Moderat. Da lì le cose si sono sviluppate in modo piuttosto naturale.
Guardando un live show dei Moderat o semplicemente tenendo tra le mani un loro disco, si vede che c’è un enorme lavoro fatto di tanti piccoli dettagli e precisione: lo stile che accompagna i Moderat è facilmente distinguibile nel panorama musicale europeo. Come mai avete scelto questo tono minimale e anche un po’ ironico? Com’è nata la copertina e il graphic design dell’ultimo lavoro dei Moderat, III?
Lo scambio di informazioni e idee è sempre stato parte del nostro modo collettivo di lavorare. Durante la ricerca della cover del primo album, Moderat ha fornito un esempio relativo al contenuto. Si trattava di un’illustrazione di Robert Crump per un racconto breve di Charles Bukowski. L’idea motrice era indubbiamente forte e, senza sapere che ne sarebbe nata una serie esteticamente definita, abbiamo sviluppato in collaborazione con Siriusmo (un nostro grande amico) un’interpretazione il cui stile si orienta sulle graphic novel di Charles Burns. Abbiamo immediatamente percepito il potenziale da copertina di questo lavoro. Le caratteristiche visive di questo artwork, nel mondo rappresentativo della musica, non avevano rivali. Inoltre, abbiamo disegnato il logo dei Moderat, che sarebbe poi diventato un elemento significativo dell’identità visuale della band. Tramite la concentrazione sfalsata delle lettere all’interno di un tunnel, è nata una forma memorabile che fino ad oggi trova riconoscimento come forte marchio di fabbrica della band.
Per Moderat III molti aspetti hanno contribuito ad individuare il leitmotiv. Quando analizzammo i due personaggi precedenti ci saltò all’occhio che, dopo il comportamento autolesionista e la successiva rimozione o applicazione di una maschera, un essere innocente o un bambino sarebbe stato la logica continuazione di questa serie. Inoltre, Gernot dei Moderat/Modeselektor ci ha parlato del fenomeno GHOSTMOTHER (fotografie che ritraggono madri nascoste) come ispirazione.
Le caratteristiche dell’abbigliamento e dell’espressione facciale ci hanno davvero affascinato. Durante lo sviluppo del tema, abbiamo notato una certa androginia. Non c’era la certezza che si trattasse di una ragazza o di un ragazzo. Abbiamo deciso di vedere tutto ciò come una possibilità e abbiamo aumentato significativamente il dubbio stressandone le caratteristiche. È sempre un piacere scoprire quanto diversa sia la percezione dello spettatore rispetto al genere.
E parlando del vostro lavoro sulle componenti visive degli show: come costruite e, in particolare, da dove partite quando dovete dare immagine alla musica?
Per noi, la musica stessa è la più grande fonte d’ispirazione. Iniziamo chiedendoci “Come è la musica? Com’è quando chiudi le orecchie e continui comunque a sentirla semplicemente con i tuoi occhi?”. Una volta che siamo pienamente consapevoli di come viene percepita, decidiamo il tema e lo sviluppiamo da lì fino al palcoscenico.
Tra voi e Moderat c’è una ricca collaborazione che include anche la direzione dei loro video musicali, dalla serie per le canzoni di Moderat I alle ultime animazioni per III. Solitamente lavorate ai video da soli o insieme ai musicisti? Come vi trovate a lavorare sulle “brevi trame” di un video musicale?
I video musicali sono basati su un’idea specifica, modellata dagli artisti e da noi. Si può variare molto tra una stretta collaborazione e una corsa solitaria. Durante tutta la nostra storia di collaborazione con i Moderat abbiamo sperimentato entrambi gli scenari. Alla fine siamo strettamente intrecciati nelle nostre menti e lavoriamo come se fosse la cosa più naturale del mondo che da un lato emerga la musica e dall’altro le immagini.
Concentrandoci su Eating Hooks, un lavoro che ha ricevuto diverse nomination a premi internazionali: come avete costruito la trama intorno a questa danza tribale di purificazione?
La risposta qui è abbastanza simile a quella della tua domanda precedente: trasformando la musica in immagini. Nel caso di Eating Hooks il testo stesso ha avuto l’impatto maggiore sul risultato visivo. Il testo della canzone parla di ganci appuntiti che, sotto la pelle del personaggio, lo trattengono dalle cose. Ci siamo agganciati a questo e lo abbiamo integrato nella coreografia, una forma di linguaggio nuova per noi in quel momento.
Finiamo con la nostra rituale domanda di chiusura: copertina migliore di sempre?
È davvero difficile rispondere a questa domanda perché non crediamo che ci sia “una ed una sola copertina migliore” là fuori. In ogni caso non negheremo una risposta alla tua domanda rituale. Queste sono le copertine che ognuno di noi considera davvero eccellenti:
Actress, R.I.P.
Autechre, EP7
Björk, Post
Frank Ocean, Blonde
Pink Floyd, The Dark Side of the Moon
Radiohead, A Moon Shaped Pool
The Mars Volta, Frances the Mute