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Artwort Architettura 107m3 Pavilion di Ryo Yamada – Architettura come respiro
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107m3 Pavilion di Ryo Yamada – Architettura come respiro

  • 10 Settembre 2018
  • Giuseppe Resta
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– Switch to page 2 for english version –

Abbiamo fatto qualche domanda a Ryo Yamada, architetto e artista giapponese che lavora sulla costruzione di spazi effimeri dentro i boschi, le lagune, i laghi del Nord. Si potrebbe dire che il rapporto tra uomo e natura, rilevato in termini critici e oppositivi con il suo lavoro, possa essere finalmente conciliato quando lo spazio prova a darsi le regole della natura stessa. Allora l’architettura può diventare l’incubatore del momento di pacificazione visuale, tattile, uditiva.
Ryo Yamada presenta il 107m3 Pavilion, situato nella parte occidentale di Hokkaido dove si trovava un’area densamente boscata, venerata e rispettata dalla cultura dei nativi Ainu. Circa un secolo fa, la foresta ha cominciato a soccombere in concomitanza con l’eccezionale espansione di Sapporo e la necessità di approvvigionamento di legname per edilizia.

Il tuo padiglione indaga la differenza di passo tra la vita dell’uomo e quella della natura. Cos’hai scoperto nella combinazione di questi due ritmi asimmetrici?
L’uomo contemporaneo è solo un Momento se comparato alla natura. Gli uomini non sono al centro della Terra.

Mentre la vita urbana incide sempre maggiormente sul contesto naturale, i tuoi padiglioni e le tue installazioni sembrano suggerire la possibilità di una poetica che interpreta i rituali e i cicli della natura (acqua, aria, sole). Pensi che questa possa essere una via futuribile di progettare?
Grazie della domanda interessante e incoraggiante. Non sono sicuro che sia ancora un modo futuribile di progettare. Ma credo che questo approccio sia uno dei Ruoli dell’arte e del progetto. Mi piacerebbe rendere visibili i messaggi più profondi della natura. Sono inoltre interessato alle connessioni con la società contemporanea.

Come si struttura il tuo processo, dal progetto alla realizzazione?
[Ryo mi fa capire che questa è la domanda più difficile].
– Tempo / quando si considera – dimensione spaziale -, provo a calcolarlo sulla base di quanti minuti impiegheremo per preparare il mio lavoro.
– Struttura / dall’altra parte, la dimensione materiale non può essere calcolata. Quando ho bisogno di decidere il materiale, controllo la durabilità delle parti una per volta.
– Contrasto / nel momento progettuale presto attenzione alla possibilità di creare un contrasto tra il sito e il mio lavoro. Questo potrebbe non essere importante per il concept. Ma per l’espressività e il significato penso che il contrasto produca un effetto positivo.

Potresti suggerirci due libri fondamentali per la tua formazione?
In Praise of Shadows – Junichiro Tanizaki, 1939
Oggi ci aspettiamo di conoscere il valore di tutti i prodotti. Anche una veloce ricerca internet è essenziale prima di pensare. In questo libro, Ombra e Luce, Oscurità, Spazio ecc. nascondono un significato profondo e una propria estetica. Non sono facilmente conoscibili, ma credo che non si debba dimenticarne il senso.
Architecture without Architects – Bernard Rudofsky, 1964
Rudofsky si è interessato pioneristicamente delle culture e dei rituali vernacolari. Questo libro mi ha insegnato che le cose importanti sono nascoste e trascurate nel quotidiano.


A proposito di quello che hai in cantiere, puoi darci qualche anticipazione?
Uno dei miei progetti è nella fase preliminare. Sono interessato e rispetto la cultura Ainu che è quella nativa degli indigeni di Hokkaido. Il progetto mostrerà la loro cultura ed estetica. Sto avviando un’altra ricerca preliminare per un progetto futuro nei paesi nordici. Mi piacerebbe maturare esperienze e pensare a nuove possibilità all’estero. Il paesaggio non rispetta i confini.

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Giuseppe Resta

Ph.D. Architect (Università RomaTRE), he holds a Master of Architecture from the Politecnico di Bari. Writes regularly for architectural periodicals and web magazines. Research interest: the Balkans; space and power relationship; urban archetypes.

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