La Casa di campagna al Chievo non è un semplice progetto di ristrutturazione, ma un interscambio poetico, un dialogo spaziale e materico tra ciò che è stato e ciò che sarà.
Lo Studio Wok è l’atelier di progettazione degli architetti Marcello Bondavalli, Nicola Brenna e Carlo Alberto Tagliabue. Attivi dal 2012 con sede a Milano, esplorano il concetto di habitat come qualità dell’abitare contemporaneo e sostenibilità ambientale.
“Il nostro approccio metodologico e progettuale è artigianale. Per lo sviluppo dei nostri lavori, rileviamo con attenzione le caratteristiche fisiche del luogo di progetto: il paesaggio, i materiali che connotano il territorio di riferimento, la luce, l’atmosfera.”
Il progetto della Casa di campagna al Chievo si inserisce all’interno del processo di ricerca iniziato già con gli ottimi lavori di ristrutturazione eseguiti presso la celebre Ca’ Brutta di Giovanni Muzio (1922), emblematico edificio nella storia dell’architettura di Milano. Se nell’appartamento milanese era forte il concetto di filtro al fine di esaltare il percorso e gli spazi della casa, nella casa rurale è stata data forte importanza al tema della soglia con la riscoperta dell’antico arco e dei materiali locali.
Ciò che accomuna stilisticamente e concettualmente questi progetti è un non troppo sottile fil rouge, anzi, forse proprio il segno distintivo del giovane studio: abbandonare l’approccio nostalgico, ed accogliere la contemporaneità.
L’intervento prevede la demolizione di alcune tamponature postume sulle facciate, e la rimozione dello strato di intonaco per riportare a vista la muratura in ciottoli di fiume e con essa la riscoperta dell’ampio arco in muratura preesistente, memore della storica funzione agricola del fabbricato. Ed è proprio dalla valorizzazione di questo elemento che il progetto ricrea brillantemente un nuovo focolare. Il nuovo fulcro, viene enfatizzato da un grande serramento arretrato rispetto il filo del muro, a sottolineare la funzione di nuova soglia della casa.
Protagoniste della continuità tra storico e contemporaneo, sono le grandi cornici moderne in Biancone (pietra locale della Lessinia ndr.) innestate sulla facciata e progettate come elementi monolitici che ospitano i serramenti in larice.
La facciata sul fronte della corte è vetrata e scandita da spessi montanti in legno, “un ricordo in chiave contemporanea delle tamponature lignee dei fienili delle corti rurali della zona”.
Ma la grande rivoluzione avviene all’interno dell’edificio. I volumi vengono ribaltati con il nuovo assetto progettuale apprezzabile in sezione. I rivestimenti in multistrato di betulla descrivono e definiscono lo spazio interno segnando una chiara distinzione tra le pareti dell’abitazione. La casa è organizzata su tre piani, e tutti i livelli dialogano con uno spazio a tutta altezza in un sinuoso slancio verticale dal pavimento in pietra di Vicenza dell’ampio living al piano terra fino alle camere da letto del primo e secondo piano che figurano come volumi lignei appesi al soffitto.
Con l’edificio è stato riprogettato anche il giardino circostante e con esso è stato posto in risalto il suo elemento focale, protagonista storico e affettivo del terreno su cui si erge l’abitazione: un albero di magnolia. Conservato su espressa richiesta dei committenti, proietta al tramonto l’ombra della sua chioma sulla facciata di pietra ed è visibile da tutte le stanze. Accompagna la contemporaneità, silenziosa protettrice della sua storia.