Verso è il progetto di allestimento disegnato dagli architetti dello studio Gnomone.
Un labirinto di specchi volto ad accogliere la mostra “Terre in movimento” all’interno della chiesa di San Gregorio Illuminatore di Ancona. L’allestimento riserva ai visitatori due esperienze distinte e combinate tra loro grazie all’uso di una parete continua che stabilisce uno spazio fruibile dall’interno e dall’esterno. Ciò che colpisce di più è l’equilibrio creato tra la moltitudine dei riflessi, dove la chiesa si specchia infinitamente sulle superfici mostrandosi in maniera imprevista e cangiante e l’ordine modesto creato all’interno del percorso dove le opere esposte diventano protagoniste.
Abbiamo così deciso di intervistarli per farci raccontare con parole loro il progetto.
Chi è lo studio Gnomone e come nasce?
Ci siamo conosciuti in ambito universitario nella Facoltà di architettura di “Roma Tre”, siamo sei (Federica Andreoni, Mattia Biagi, Annachiara Bonora, Valeria Lollobattista, Marco Mondello e Valerio Socciarelli) e abbiamo iniziato a lavorare insieme nel 2013, alcuni erano laureati alcuni no. Il nostro è stato un inizio molto fortunato: appena usciti dall’università abbiamo partecipato al concorso “Demanio Marittimo KM-278” in collaborazione con il MAXXI per organizzare il festival che si svolge tutti gli anni a Senigallia. Abbiamo vinto il concorso e quindi realizzato questo allestimento.
Diteci di più sul concorso Terre in Movimento e il vostro approccio al progetto di allestimento.
È un concorso su invito che teneva in considerazione la proposta dei vincitori delle precedenti edizioni, praticando già una sorta di preselezione, noi avendo vinto il primo concorso nel 2013 abbiamo potuto concorrere con gli altri 6 gruppi. Per noi è stato un piacere enorme perché è stato come tornare dopo 5 anni con le istituzioni che ci avevano dato la prima grossa opportunità.
Il progetto era molto difficile, ci abbiamo ragionato molto. Di per sé la mostra aveva un suo valore preziosissimo in quanto prevedeva la partecipazione di tre artisti di calibro internazionale come Noordkamp, De Pietri e Barbieri, per una commissione privata fatta specificamente per la mostra, ovvero la documentazione del terremoto. Oltre a questi si aggiungeva l’importanza della chiesa di San Gregorio Illuminatore, situata nel centro storico di Ancona che era stata fortemente danneggiata dal terremoto degli anni settanta ed è rimasta chiusa per più di 30 anni per poi essere riaperte a seguito dei restauri, in occasione della mostra.
Qual è stato secondo voi l’elemento vincente nel vostro allestimento?
Quello che abbiamo cercato di fare e che ci è stato detto essere stato il motivo per aver scelto la nostra proposta è stato quello di concepire un allestimento che tenesse in egual misura i due elementi da mostrare: la chiese in sé e le opere. Per cui abbiamo progettato un allestimento che in maniera semplice, con un unico elemento mettesse in mostra queste due facce: la chiesa con il suo apparato decorativo, il suo impianto e le opere. Per cui lo abbiamo chiamato VERSO come fosse un interno e un esterno: l’interno sostanzialmente dedicato alla chiesa in sé ovvero il lato in cui è specchiato, il pavimento nero, le luci molto più basse. In questo caso ciò che l’allestimento cerca di fare è creare uno spazio concitato, uno spazio compresso che rifletta la chiesa ponendola al centro dell’attenzione. L’altro verso di questo allestimento è completamente bianco, molto calibrato, il lato in cui le opere sono messe in primissimo piano. In tal caso l’allestimento fa decisamente un passo indietro e funziona da sfondo rispetto le opere.
Come ci si muove all’interno di questo allestimento?
L’ingresso avviene tramite due portela laterali, che introducono direttamente nello spazio interno dell’allestimento, da qui prosegue un percorso centrale, in asse con la chiesa, il quale distribuisce le sale e si ramifica. Nel percorso che abbiamo progettato, lo spazio nero specchiato della chiesa funziona a livello di distribuzione per mettere in mostra la chiesa attraverso i riflessi, e poi ci sono le singole stanze che sono separate, poiché essendo una mostra collettiva vi sono tre artisti ognuno con la propria autonomia di progetto e con le proprie esigenze da rispettare, per esempio l’avere una stanza separata in autonomia. Per esempio De Pietri ha quattro stanze accoppiate a due a due che sono singole ma relazionate tra loro attraverso alcuni scorci, Noordkamp aveva due video per cui c’era un esigenza di luci diverse infine Barbieri aveva due grandi foto che necessitavano una sala grande.
Potete visitare il loro sito qui e il profilo instagram qui.