Immagini che pongono domande in un viaggio che trascende spazi, tempi e luoghi legati ad infiniti cammini.
In Demonironautica, l’opera che il visual artist Luca Baioni ha concepito in tre parti, le immagini pongono domande, mai soluzioni, come frammenti di realtà possibili ma invisibili, visioni frantumate che potrebbero far parte di un tutto proiettato all’infinito.
La sibillina frase di William Blake ci introduce nella dimensione del mistero, delle presenze-assenze, di sfumature di fenomeni che si verificano, di eventi fuggevoli mai avvenuti, di proiezioni sfuggenti di immagini inedite:
“If the doors of perception were cleansed, every thing would appear to man as it is, infinite.”
pt I. L’Europa e il corpo dentro la pioggia pt.III: “Omaggio”
pt II Bruto Esilio segnata malattia e dell’alcolismo
pt III. L’usurpatore
Sono le parti che compongo l’opera – la prima e la terza sono percorsi visuali mentre la seconda è sonora – legate tra loro in un viaggio nautico nell’oscurità di demoni dai volti deformati da pennellate di luce e tracce di colori feroci come quelle figure dolenti di Francis Bacon. Deliri della mente riportati su pellicola come una tela da infrangere per sconfiggere i demoni.
Proiezioni di fantasmi incollati su piante di un bosco claustrofobico, senza vie di uscita, quella camera rosso sangue abitata da corpi, corpi abitati da spettri, spettri abitati da indefiniti infiniti.
“I do not think of images as a reproductions of reality, as “altered” as it may be. I create new pieces of reality, which then interact with reality itself… I tear the world into pieces and deconstruct, rebuild, dismantle its fragments, without ever losing faith that what I produce is already in the world, though in another form, as a potential. I unfold the powers hidden in the world. I consider my work as unfolded potentials. I do not create ex nihilo, out of nothing. In the real world, I create discontinuities with the pieces of reality deployed.”
La parte sonora Bruto Esilio segnata malattia avviluppa in suoni lontani il nostro sentire e il viaggio trascende spazi, tempi e luoghi legati ad infiniti cammini. Frinire di cicale, per poco, ci riporta qui, in una realtà che ricordiamo solare.
L’usurpatore di corpi ridotti a manichini assemblati in découpage inquietanti, anime irrequiete vaganti in ordinate case borghesi e giardini fioriti, idilliaci mondi della mente violentati da strappi di volti che svaniscono. La donna come carne da macello, frantumata, assemblata, deturpata, sofferente come una Madre sfinita che non dà più vita.
“La vita è il coacervo buio, inestricabile, misterioso, caotico e incomprensibile di sensazioni sovrapposte e mischiate. I demoni appaiono nelle cose, invitano a procedere oltre esse, nel loro lato “eccedente”, per scoprirne la natura. Sono i volti del terrore panico, contenuto sensoriale implicito nell’esperienza del mondo. Sono espressione del trauma, del lampo che scuote e sventra la realtà, mostrando la sua vera dimensione, infinita, irrisolvibile, incomprensibile.”
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