Mi sono da poco laureata in storia dell’arte ma, come penso sia il caso per tanti ragazzi come me, sto cercando ancora di capire a cosa io voglia veramente dedicare la mia vita. ‘L’illuminazione’, se così si può chiamare, mi è venuta recentemente sfogliando un magazine. A quanto sembra, ciò che per ora mi intriga di più è la sintonia che si crea tra un’opera e il suo spazio circostante, e come il significato o la percezione di un pezzo possa cambiare a seconda di dove sia collocato. Questo mi ha portata ad interessarmi alla sinergia che si instaura tra arte e interior design, e a come l’arte possa prendere varie forme e riesca non solo integrarsi, ma diventare un tutt’uno con lo spazio. Ne sono l’esempio i numerosi appartamenti Milanesi nati dalla collaborazione tra l’artista Lucio Fontana e l’architetto Osvaldo Borsani.
Uno esponente dello Spazialismo e considerato tra i più grandi artisti Italiani di sempre, l’altro architetto e designer avanguardista, Fontana e Borsani si conobbero all’Accademia di Brera e collaborarono dalla fine degli anni ’40 alla fine dei ’50.
Nelle sue creazioni, Borsani ha da sempre dimostrato un interesse verso la tecnologia, l’innovazione e l’avanguardia. Tutto ciò, insieme alla sua passione per l’arte contemporanea, lo portarono a collaborare con artisti quali Fausto Melotti, Bruno Munari e Arnaldo Pomodoro. Ma nessuna collaborazione fu più proficua di quella con Fontana, con il quale l’architetto condivideva molto di più.
Come Borsani, anche Fontana era affascinato dall’avanguardia e dalla tecnologia e nei suoi Manifesti, incoraggiava gli artisti ad integrare questi aspetti nella loro arte e ad esplorare il rapporto tra opera e spazio ‘reale’.
Fontana e Borsani si trovarono quindi sulla stessa lunghezza d’onda in quanto entrambi sentivano il bisogno di sperimentare nuove possibilità artistiche. Nacque così una collaborazione che portò a numerosi progetti che esploravano una nuova concezione dello spazio da abitare. Un esempio ne è proprio Villa Borsani.
La casa, ovviamente progettata da Borsani, offre una rilettura contemporanea dello stile deco, giocando con luci, spazi e materiali. Alla realizzazione della villa presero parte artisti quali Agenore Fabbri, Gio Ponti, Fausto Melotti e Lucio Fontana, al quale fu affidata la decorazione del camino. Partendo da una base color cipria, Fontana decora la canna del camino con bassorilievi d’oro, di bronzo e d’argento. La scelta di questi colori così ricchi dimostra l’interesse di Fontana per il Barocco, rendendo omaggio all’opulenza di quel periodo. Secondo l’artista, infatti, il Barocco non aveva eguali nell’abilità di rappresentare lo spazio e nel creare un dialogo tra arte, architettura e mondo reale. Ed era proprio questa la tematica principale dell’arte di Fontana: creare una continuità tra il mondo dell’arte e quello vissuto o, in altre parole, spingere l’arte oltre i suoi confini tradizionali, e la forte materialità dei bassorilievi che sconfinano dalla loro base, come a volersene staccare, ne è il simbolo.
Non è solo il camino però dimostrare l’amore di Borsani per l’intreccio tra arte, design e architettura. Si può dire infatti che tutta la villa sia una vera opera d’arte che gioca con dimensioni, forme, spazi e luci. Ne è la dimostrazione la grande scalinata di marmo nel salone d’ingresso che, costruita davanti un’ampia finestra, crea un gioco tra spazio e luce che è un po’ il fil rouge di tutta la casa. Sembrerebbe inoltre un richiamo all’arte cinetica o alla Op Art e alle opere di artisti come Agostino Bonalumi o Enrico Castellani, dal momento gioca con la nostra percezione. Inoltre la finestra lascia trasparire la luce che, cambiando nell’arco della giornata, riflette tonalità sempre diverse sulla scala bianca. Pavimenti e soffitti aggiungono motivi geometrici ricorrenti in tutta la casa.
Il gioco di percezioni è aumentato dalla continuità tra spazi esterni ed interni dato dalle ampie porte finestre che lasciano la villa dialogare con il romantico cortile circostante. Questa apertura degli spazi catturò l’attenzione di artisti e designer dell’epoca, tra cui Gio Ponti, attratti da quella casa così particolare ed innovativa.