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Artwort Arte Digital Art Un viaggio nell’universo visivo dei NAVA, da Rosalía a Mahmood passando per l’Iran
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Un viaggio nell’universo visivo dei NAVA, da Rosalía a Mahmood passando per l’Iran

  • 7 Agosto 2019
  • Tommaso Mauro

Nel mondo della musica metal il logo della band è un elemento essenziale per l’immaginario e l’identità dei suoi componenti.
BLSSND, all’anagrafe Luca Devinu, è un artista che di loghi ne ha fatti centinaia, anzi, migliaia, tanto che ha iniziato a collaborare anche con Christophe Szpajdel, conosciuto ai più come Lord of Logos, un mostro sacro dell’iconografia metal.
BLSSND, grazie a questa collaborazione e all’intuito di Willo Perron, uno degli scenografi e art director più famosi del globo terracqueo, ha portato un po’ del mondo metal anche nell’immaginario della pop music (da Rihanna a Rosalía passando per Mahmood)

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Un post condiviso da Luca Devinu (@blssnd) in data: 30 Mag 2019 alle ore 1:23 PDT

La capacità sviluppata da Luca Devinu (vero nome di BLSSND) nel dare un’identità precisa ad una band attraverso pochi segni, gli ha permesso di lavorare anche a progetti di più ampio respiro come quello dei NAVA, dove un’estetica precisa e accattivante va ad abbracciare la musica in ogni ambito visivo.
Basta un rapido sguardo al lavoro fatto per il video, “RITUAL”, per comprendere come l’anima italo-iraniana del gruppo sia stata valorizzata e rivisitata attraverso una nuova estetica futuristica grazie alle maschere disegnate per l’occasione.

«Mi sono ispirato a livello progettuale alle maschere tradizionali Iraniane cercando di raffigurarle con una visione più contemporanea. Ho lavorato ai progetti prima su carta immaginandomi fin da subito il risultato finale delle animazioni sui volti.»

Ci racconta Luca parlando della progettazione 2d delle maschere per il video di Ritual.

«Sono davvero soddisfatto del risultato e di come Karol Sudolski sia riuscito a lavorare le strutture bidimensionali. È stato super interessante riesumare oggetti appartenenti ad antiche tradizioni e lavorarli in un’ottica contemporanea al fine di ottenere un risultato omogeneo con le sonorità dei NAVA.»

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Un post condiviso da karol sudolski (@youaremyanchorpoint) in data: 9 Mar 2019 alle ore 1:13 PST

«L’ispirazione mi è arrivata dal significato del testo, delle situazioni che si ripetono all’infinito come in un rituale. Ma anche dalla sensazione di quando racconti qualcosa ad una persona ferita che cerca vendetta.»

aggiunge Karol Sudolski che –con Giorgio Calace– si è occupato del parte 3D e del video di Ritual. I due hanno già collaborato con artisti come L I M, Mecna e Fabri Fibra, e in poco tempo sono riusciti a rendere riconoscibile il loro lavoro.

«Volevo emergesse l’aspetto della contrapposizione tra l’elemento che ferisce e quello ferito. È come se avessi voluto costruire un’armatura, una proiezione mentale del modo in cui una persona si rafforza attraverso i suoi rituali.
L’estetica del lettering riprende le origini di NAVA, mentre le maschere rappresentano una mia fantasia atta a rappresentare il “rito di preparazione alla battaglia”.»

Con l’ultimo video, Camera, i NAVA si sono affidati invece al duo composto da Giusy Amoroso e Sam Aldridge che vantano lavori per Boiler Room, Diesel, Sony, Nike e Tenax (storico club di Firenze).
Con Christian Domeny ci hanno raccontato così il concept (PS: se la maschera del video di Camera vi piace particolarmente, sappiate che il duo l’ha ricreata come filtro Instagram.)

«Camera può essere interpretata come una profonda proiezione interna della mente inconscia, quella che NAVA intraprende guardando se stessa, proiettata attraverso una telecamera.
Lei inizia un viaggio, un passaggio continuo tra l’interno e l’esterno che può essere tradotto con l’uso di colori verdi e rossi in uno spazio senza dimensione e senza tempo.
Questo spazio è la sua mente, informe, dove le uniche strutture permesse in questo ambiente limbico sci-fi sono il metallo amorfo e il mercurio.»

«NAVA, maledetta da una presenza inquietante, inizia a ballare, sedotta da un’entità sconosciuta. Man mano che la forma si avvicina, NAVA perde il controllo, si sottomette al possesso e quindi si trasforma.
L’oscillazione continua tra l’accettazione e il contrasto della presenza è espressa attraverso sequenze increspate, fleshes che raccontano quanto lei sia predisposta ad essere posseduta e cosa prova durante la scoperta di nuovi aspetti del suo io.»

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Un post condiviso da Giusy Amoroso (@marigoldff) in data: 31 Lug 2019 alle ore 6:10 PDT

«La completa concessione del corpo e della mente avviene con la concessione delle vesti e della maschera che NAVA accetta e indossa, completando la sua trasformazione e accettando nuovi aspetti di sé stessa.»

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Tommaso Mauro

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