Proprio come quelle descritte da Italo Calvino nel suo famoso romanzo, anche le Città Invisibili di Zane Priede sono immaginarie e surreali, inventate e colorate con limpidi colori talmente cristallini e definiti da apparire come ghiacciati davanti a sfondi di vetro opalino.
Quel vetro, lasciando filtrare e trasparire la luce, illumina forme geometriche, nappe, pietre, foglie lanceolate, ventagli plissettati, sabbia e fiori che, sapientemente composti da Zane, vengono a comporre nuove Invisible Cities riflesse in laghi privi di onde, acque immobili specchianti quelle forme ormai sembianze di città di altri mondi.
“In my personal project Invisible Cities, i’m trying to capture dreamy, poetic and mysterious scenes of unknown far away places. It’s an aspiration towards silence and clear state of mind. By means of vary basic materials i’m trying to achieve an atmosphere that in front of your eyes transforms into a visual journey within yourself, that seems somehow familiar yet strange.”
Scenografie surreali per spettacoli teatrali assemblate in spazi minimi che si dilatano all’inverosimile creando atmosfere enigmatiche dove la musica ambientale di Brian Eno o dei Pink Floyd potrebbe infrangere il silenzio ovattato di mondi privi di impronte perché mai vissuti ma solo immaginati.
Perdersi in quelle invenzioni scenografiche di universi “altri” è un piacere visuale, emozionale, sensoriale ed immaginativo che Zane regala a noi, improvvidi cittadini di questo mondo.
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