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Artwort Arte YO is part of YOU – Intorno alla pittura di Giorgio Ermes Celin
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YO is part of YOU – Intorno alla pittura di Giorgio Ermes Celin

  • 27 Gennaio 2020
  • Nicola Nitido

Giorgio Ermes Celin è nato a Barranquilla in Colombia nel 1986, ma si è formato artisticamente nel bacino del Mediterraneo, tra Napoli e Barcellona. Ha esposto i suoi lavori a Roma, presso MACRO e Fondamenta Art Gallery, a Monaco alla Galerie Benjamin Eck, a Vicenza alla Fondazione Michelangelo Pistoletto e a Bogotà alla Galeria El Museo. È stato residente presso Plataforma Canibal nella sua città natale e a El Parche Artist Residency a Bogotà e ha collaborato con il Museo Santander. Le opere di Giorgio Celin sono apparse in pubblicazioni come InsideArt, El Heraldo, Artribune e Rivista Segno.

La sua pittura si colloca a metà strada tra il primo Novecento viennese e la cultura degli anime e manga degli anni ’80 e ’90. Accogliendo in particolare le suggestioni dell’opera di Schiele, dal metodico ricalco formale di certi atteggiamenti alle distorsioni presenti nel disegno, Giorgio intercetta un altro immaginario, quello giapponese degli ukyo-e e di alcuni esponenti della corrente superflat, come Aya Takano e Yoshimoto Nara.

La scelta stilistica di ritrarre la nudità, parziale o completa, è in linea con l’analisi del corpo effettuata dall’artista. In un’epoca in cui la moda e i vestiti che indossiamo dicono di noi più di quanto vorremmo, i corpi, una volta svestiti, trasudano una sensualità – elemento che proviene ancora dalla poetica di Schiele – che diventa parte integrante dei dipinti di Celin. A volte è solo un brivido, un accenno, a volte invece è densa e vischiosa: è la volontà dell’artista di mostrare la nostra pelle da “animali”.

Giorgio Ermes Celin
Giorgio Ermes Celin

Tra gli aspetti concettuali delle sue opere più recenti c’è l’intenzione di creare un tipo di pittura figurativa che, come dice Giorgio Celin: “sia davvero queer, che vada oltre l’oggettificazione di corpi bianchi, atletici e cisgender e che non si perda nel regno dell’ambiguità tanto cara ad un certo tipo di frocità italiana borghese. In Italia c’è bisogno di prendere posizione apertamente, le cose vanno dette in modo chiaro ed inequivocabile”.

Tutto ciò è coerente con la scelta – che Giorgio definisce politica, come se occupasse una posizione che non gli appartenesse – di essere un artista nel periodo attuale. Lo spaesamento, le migrazioni alla ricerca di un luogo nel quale sentirsi a casa creano un senso di solitudine ben visibile nei suoi dipinti: anche quando sono presenti più figure, c’è una incomunicabilità di fondo tra di esse, i contatti sono forzati, complessi. “La malinconia che patina le figure non è solo una suggestione poetica, ma anche un’esperienza vissuta, la sento un po’ come un mood del nostro tempo.”

Giorgio Ermes Celin
Giorgio Ermes Celin

Attualmente Giorgio Celin sta lavorando a una serie dipinti sulle dinamiche di coppia e sulle interazioni sentimentali-sessuali nell’era post-smartphone. Esistono app per qualsiasi necessità ma non ce ne sono per mettere insieme i pezzi di un cuore in frantumi, per fare l’amore o per mettere in atto quei processi, cognitivi o inconsci, fondamentali per ogni essere umano. “Per queste tele utilizzo i letti come se fossero palchi di un teatro e i miei personaggi come attori che recitano il ruolo che io gli ho assegnato.”

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Nicola Nitido

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