Il progetto fotografico di Antonia Petriti, che vive nell’isola greca di Aegina, inizia con una domanda che non cerca risposte ma vuole incuriosire, facendoci sbirciare tra le mura di quella sua casa da dove è difficile fuggire.
Angoli ombrati che proteggono i gesti quotidiani che sanno di amori e solitudini, scorci di vita impressi negli occhi come memoria per combattere future lontananze.
“In questo processo, sono state ridefinite tutte le ragioni differenti e contrastanti che mi hanno “intrappolato” in questa famiglia: la quotidianità dei miei genitori, il modo in cui pensano, le nostre somiglianze e differenze, le mie paure, il mio senso di colpa, l’amore.”
L’immagine sfocata dal vapore del ferro da stiro emoziona per il candore che ci parla di esistenze e di consuetudini, di piccoli fatti quotidiani che assumono l’aura di eterni valori. Donna e uomo, quotidianità e tradizioni, lavoro e routine, fatalità, coraggio e la malinconia di pensieri che sfumano in ghirigori di vapore che appannano occhi rassegnati.
La felicità dell’infanzia che immortala la giovinezza di un padre sorridente, l’inesorabile e struggente scorrere del tempo, l’abbandono a sorrisi felici, cartoline di un passato spensierato.
Quelle parole di Antonia che paiono scolpite nella carta ripetute ossessivamente come litanie di dolore alternate alle delicate volatili immagini di viaggi indimenticabili. Da incorniciare nella memoria, prima che sfuggano nel vento.
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