Lanzarote è l’isola che non c’è perché non vedi i suoi confini emergere e fluttuare nel mare ma scorgi, nelle intense immagini di Willy Vecchiato, pietre e fiumi di lava pietrificati, ghiaia nera come il carbone, radici come vene dove scorre la vita, intrecci di rami, tessiture concatenate che paiono arterie e capillari di un cuore che batte, fuliggine di lava, ricordi di eruzioni.
Willy Vecchiato ha dedicato a Lanzarote le sue immagini di un nero lavico che pulsa di vita perché quella tacita immobilità racchiude inesorabili rumori di eternità come quel cammino di lava che già fu rovente e che inevitabilmente riprenderà la via del mare.
Lanzarote, terra mutante di eruzioni vulcaniche, lisciata dai venti, arruffata da tempeste di sabbia e celata dalla calima, quel vento di scirocco che l’avvolge in una nuvola di polvere calda del Sahara.
Lanzarote è l’isola dove non si può distinguere il passato da ciò che sarà.
“Lanzarote è un inno agli elementi che fondano la terra, la ragione d’essere dei sensi sui quali poggiano le fragili intenzioni umane. Come antiche volontà incise sulla pietra e destinate al tramonto. Lanzarote è un epistème e insieme la durata stessa della sostanza primordiale. La vita, in cui sacro e profano si mescolano in un sogno di eternità.”
Fotografie di neri scalfiti e incisi dove la materia è dirompente, esuberante, passionale, scorticata, trafitta, scolpita, di una bellezza disarmante, ricamata come un centrino e odorosa di linfa vitale.
Una natura che esce dalle viscere della terra per farsi ammirare, per farsi toccare e odorare prima di tornare a rinchiudersi là dentro, in un laggiù là in fondo, in quel buio dipinto di nero.
Il libro di fotografie, con i testi del fotografo Vasco Ascolini e le linoleografie di Antoine Séguin, racchiude tutta la bellezza di Lanzarote.
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