In Antistructure tutto è ingigantito e dilatato come gli spazi di Mississauga, la città del sud della provincia dell’Ontario in Canada dove vive e lavora Alex Lysakowski.
E quelle “anti strutture di strutture” sono flash visivi di immagini indelebili impressse nella memoria: il grande monolite nero di 2001: Odissea nello spazio, il film di Stanley Kubrick ambientato in un futuro che per noi è già passato; le sagome delle Torri Gemelle e quel monitor extra large che incornicia sprazzi di cielo e scampoli di verde come simbolo dell’Homo Videns, azzeccata definizione coniata da Giovanni Sartori nel suo libro “Homo videns. Televisione e post-pensiero”
“Il mio lavoro esplora gli spazi di transizione tra realtà e finzione attraverso la manipolazione fotografica creando un mondo inquietante e assurdo.”
In quel continuo interscambio tra realtà e finzione, entriamo nel gioco visivo e virtuale di Alex, dove una moderna Metropolis di titanio sberluccicante pare più finta di quella oscura e fumeggiante di Fritz Lang. Strutture industriali incandescenti, silos come bianche architetture e architetture come grandi specchi, manipolazioni digitali al servizio di una stuzzicante fantasia rigorosamente inquadrata in immagini illuminate da luci poetiche.
Guarda tutti i lavori di Alex Lysakowski sul suo sito su Instagram.