Ricordi sfumati con i colori che la memoria regala alle immagini che Nahid Rezashateri ha racchiuso nella bottiglia.
Solo la voce resta è il suo diario al tempo della quarantena. E dietro quel vetro tutto diviene dolcemente opaco come per attutire dolori di vuoti, abbandoni e mancanze. E anche i suoni e le voci rimbombano lì dentro, dentro la bottiglia che contiene ritagli di minimi gesti e visi e spazi e danze.
Dettagli poetici che paiono dipinti come quella bottiglia di pacata malinconia, senza peso e diafana, di una essenzialità cromatica che ci riporta alle scarne nature morte di Giorgio Morandi.
Nahid, che è nata e ha studiato Graphic Design all’università in Iran, nel 2012 si è trasferita in Italia dove ha continuato gli studi approfondendo la sua ricerca e ha fondato, nel 2018, il collettivo SARAB, che si occupa di progetti fotografici, antropologia visiva, cortometraggi e opere di media art.
Immagini solitarie e sfocate di un televisore che pare acceso da sempre ma che nessuno vede e ascolta, il ritmo lento di un mondo lontano e sconosciuto.
“Un uccello che già era morto mi ha consigliato di ricordarmi di volare.
Non devi ricordarti di me, ciò che conta è il ricordo del mio volo.
Non fermarti.
La direzione passa attraverso i capillari della vita.
Solo la voce resta,
ed ogni cosa sarà assorbita dalle particelle del tempo.
Questo è il mio diario dalla quarantena, il mio messaggio nella bottiglia.”
Il desiderio di volare con ali trasparenti per posarsi su quei fiori pennellati del colore della nostalgia, quel lembo di tappezzeria che ci fa immaginare una stanza da inventare, dove quello che non si vede si percepisce ed è bello così.
Guarda tutti i lavori di Nahid Rezashateri sul suo sito e su Instagram.