Norman Mine e Dino De Sica sono due performer ben distinti, due identità separate che vivono dentro un solo corpo, quello di un artista napoletano, e che costituiscono parte integrante della sua pratica artistica. Stabilitosi a Londra da più di dieci anni, dopo aver terminato gli studi al Goldsmith College nel 2018, l’artista ha partecipato a diverse performance,tra cui Performanceinstanbul, Instanbul, DeptfordX Fringe Festival, Artnight in collaborazione con la Whitechapel Gallery, Tenderpixel Gallery e Platform One Gallery.

La dicotomia tra l’immaginario e il reale – che coincide con la dicotomia tra Norman e Dino – riflette, secondo l’artista, un’inevitabile condizione sociale e umana: la correlazione tra l’aspetto psicologico della fiction come “realtà” costruita all’interno della nostra quotidianità, e l’esperienza di come si vive e di come ci si rapporta alla paranoia.
Sia la fiction sia la paranoia richiedono una forte immaginazione, sono il prodotto della creatività proiettato da chi le vive: la sola differenza è che se la fiction è intenzionalmente costruita, la paranoia vive dell’immediatezza.
Nell’ultimo decennio queste due condizioni sembrano andare sempre più spesso di pari passo, non solo per ciò che stiamo attualmente vivendo, ma anche a causa di internet e dei social media, che influenzano pesantemente il modo in cui viviamo l’una e l’altra.
“È attraverso Norman Mine e Dino De Sica che cerco di incarnare la similitudine e l’alternarsi di queste due condizioni. Norman esiste attraverso l’intervento pubblico, l’installazione, la performance e la scultura, mentre Dino vive solo nel formato video” ci dice. Entrambi i personaggi vivono una vita vera, con la propria cerchia lavorativa e sociale, e usano il proprio vissuto come punto di partenza per costruire performance strettamente legate alla loro realtà e delle quali sono una simulazione, una messa in scena.
Nella sua opera più recente, In this time I reflect, del 2021, Dino produce delle performance in casa, al cui centro ci sono gli scenari domestici quotidiani che durante il lockdown hanno creato quel senso di stabilità comunemente chiamato “routine”. Il volto di Dino è coperto da uno specchio che riflette l’ambiente circostante, lo stesso di tutti i giorni, e riflette simbolicamente anche la necessità di familiarizzare di nuovo e di riappropriarsi dello spazio che all’improvviso, durante la pandemia, ci è sembrato stranamente sconosciuto.
Ogni performance è accompagnata da un manuale di istruzioni e collegata a un codice QR il quale, una volta scannerizzato, permette di visionare la performance. L’atto di utilizzare il QR code sul proprio schermo, in privato, è un’alternativa che esplora come una live performance, seppure effimera, può essere trasmessa e trasferita online, non come documentazione del lavoro né come una video performance ma come una performance vera e propria.

Insecure at night, del 2021, invece, è la prima di una serie di performance su Gaychatroulette, una piattaforma gay che offre agli utenti la possibilità di connettersi con altre persone in qualsiasi parte del mondo in modo casuale tramite webcam. Il sito è usato maggiormente per interazioni sessuali, Dino De Sica invece usa questa piattaforma per una live performance, mettendo a nudo i suoi dubbi sull’amore e discutendo di come la pandemia stia riformulando la sua mancanza di interazione sessuale rispetto al sentimento affettivo. Ovviamente, nessuno degli utenti interagisce pienamente con la conversazione.
Questo lavoro espone la necessità di comunicare, di sentirsi desiderati, amati e riconosciuti anche attraverso il formato fittizio di Internet, ma allo stesso tempo propone un’alternativa per poter esistere online spontaneamente; è forse così che la performance art online si sta mettendo in discussione?