Strizzata in una red heart jacket della collezione Red label in velluto che lascia intravedere l’iconico corsetto Stature of Liberty, l’Armour Ring che pare un armadillo che le racchiude il dito, una Heart Bag a fiorellini su fondo nero fluttuante a tracolla, collane e orecchini con l’onnipresente simbolo Orb. ispirato al Sovereigns Orb della corona inglese, ma con l’aggiunta di quell’anello-satellite che rappresenta futuro e innovazione e poi… Voilà! Il tocco finale, fashion e ricco di glamour: un paio di mitiche Rocking Horse ai piedi per correre e festeggiare questo compleanno al grido di “Save our Oceans!”

Così ci appare Vivienne Westwood, eterna ragazza e mito incrollabile di una voluttuosa, effervescente, strampalata, esagerata ma anche graffiante e sublime moda, una “moda di messaggi” che da tanti anni lancia per il mondo, sempre impavidamente controcorrente perché:
“L’unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola conformismo”
Turbinio di nomi e immagini di “oggetti per la moda”, ricchi di spunti innovativi ricreati sbirciando il passato, che la Westwood inizia a proporre nel suo Let it Rock al 430 di King’s Road, in una Swinging London che vedeva epocali cambiamenti con l’esplosione dell’arte, della moda e della musica con i Beatles, i Rolling Stones, i Who, gli Animals e il punk dei Clash, dei Sex Pistols…
Nel fantasmagorico negozio – aperto da Vivienne nel 1971 con McLaren, futuro manager dei Sex Pistols e padre del suo secondo figlio Joseph – si vendevano maglioni in mohair e scarpe brothel creeper dalla suola di gomma molto alta, in voga negli anni ’50 e immortalate dal brano in puro stile rockabilly “Blue Suede Shoes” cantato da Elvis Presley.
Seguendo i mutamenti di un’artista dalla creatività indomabile, il negozio cambierà più volte nome per solennizzare le metamorfosi di una Vivienne Westwood fonte di ispirazone perenne: Too Fast To Live, Too Young To Die nel 1972, poi Sex per celebrare abbigliamenti audaci e scandalosi, Seditionaries – Clothes for Heroes nel 1976 per immortalare capi in pelle, abiti squarciati, tagliati e riempiti di safety pin, accessori fetish come lamette, catene e collari a punte metalliche in perfetto stile punk. Mitizzandosi in “regina del punk” Vivienne era già pronta a cavalcare l’onda del trasformismo con lo sguardo proiettato in un eterno avvenire, sempre in fieri. Infine World’s End, il nome durato sino ad oggi che celebra la boutique originaria, conosciuta in tutto il mondo anche per la gloriosa insegna con l’orologio che gira al contrario.
Ma la storia appassionante, creativa e rocambolesca di Vivienne Isabel Swire – figlia di Gordon e Dora Swire nata l’8 aprile 1941 nel piccolo villaggio di Tintwistle, nel Derbyshire in Inghilterra e trasferitasi nel ‘58 a Londra dove studia moda e oreficeria alla Harrow School of Art – è iniziata molto tempo prima.
Perché pare che… a cinque anni creasse scarpe, a dodici disegnasse i suoi primi abiti, a diciotto producesse gioielli per venderli sulle bancarelle di Portobello Road e, dopo aver abbandonato l’università, a ventuno realizzasse il vestito da sposa per suggellare il primo matrimonio con Derek Westwood che le regalò, oltre al figlio Benjamin, quel cognome che diverrà icona di una moda sempre mutante e pretesto per trasmettere messaggi “altri”, anche di forte impegno politico.

La collezione Pirate è l’esordio a Londra, nel marzo 1981, della sua prima sfilata dove non si ispira più solamente alla moda dei giovani e di strada ma risale alla storia del costume del XVII e XVIII secolo, rivisitando in chiave “westwoodiana” il corsetto e il faux-cul, riproponendoli in passerella con modelle calzanti platform altissime perché, come sostiene Vivienne:
“Le scarpe devono avere tacchi e zeppe molto alti per mettere la bellezza delle donne su un piedistallo”
Nel 1982 Vivienne debutta alla settimana della moda di Parigi e negli anni ’90 porta alla ribalta quello che divenne noto come il look “New Romantic” scimmiottando gli abiti dei reali inglesi con gonne a pallone, pantaloni Buccaneer a fondo ampio, camicie oversize indossate con fusciacche drappeggiate. Così volant e pizzi, mantelli e velluti di gusto neo-dandy vengono indossati dai gruppi musicali più in voga come gli Spandau Ballet, i Duran Duran e i Depeche Mode.
Ma la Westwood è anche stata sempre attenta alla reinterpretazione della britannicità, in costanti riferimenti alla tradizione sartoriale inglese e scozzese, usando i motivi del tartan per dissacrare la cultura british, stravolgendo l’uso del più britannico dei tessuti con gonne esagerate, giacche a marsina tipiche del XVIII secolo rivisitate in “stile rock” e kilt strappati per giungere sino alle cuciture contorte, che creano silhouettes indefinite, della sua collezione Anglomania AW18 / 19 che viene presentata, tra le altre, con queste parole “Alcuni tessuti selezionati hanno più un’atmosfera nordafricana e mediorientale, presentando l’idea di unità di culture e persone. Unità nel nostro contrasto.”
E poi la moda per denunciare tematiche di rilevanza sociale, sempre con spirito provocatorio: le T-shirt con la frase “I’m not a terrorist” presentate dopo l’11 settembre 2001 e la Save the Arctic T-shirt ma anche le iconiche come la Rock chicken bone T-shirt, Let It Rock del 1971 esposta al Victoria and Albert Museum. E poi “la moda di moda” come le famosissime zeppe mock-croc blu, con suole da 12 cm e tacchi da 24, che indossava Naomi Campbell nel 1993 quando cadde alla sfilata parigina per Anglomania e divenute da allora oggetto di culto; il vestito Queen of Sheeba (Vive la Cocotte, AI 95/96) trionfo della femminilità di un corsetto ricamato con pietre e paillettes sopra una gonna di piume di struzzo indossato da Linda Evangelista e Demi Moore su red carpet internazionali… il Dirndl Dress di Andreas Kronthaler, uno studente del corso di Fashion Design alla Vienna School of Applied Art tenuto da Vivienne, diventato suo collaboratore e nel 1993 suo marito. I vestiti di Vivienne sono apparsi in serie cult come Sex and the city e non esiste una vignetta o un fotogramma in cui non siano presenti sue creazioni nel manga Nana, scritto e disegnato da Ai Yazawa, dove Nana Osaki è fidanzata con Ren Honjo che suona il basso e, come un vero punk, è vestito di pelle con al collo una catena chiusa da un lucchetto… un personaggio ispirato alla figura di Sid Vicious dei Sex Pistols.

Vivienne, da sempre e ancora oggi, è una ribelle anticonformista, attivista politica ed ecologica, in prima linea per difendere i diritti delle coppie omosessuali, il disarmo nucleare e il vegetarianismo, la lotta per l’indipendenza della Scozia… Vivienne la visionaria rivoluzionaria, con le sue mise armoniosamente scombinate, da decenni impegnata per l’ambiente, il cambiamento climatico e il fondamentale valore per una moda etica che la vede a fianco di Amnesty International e Greenpeace. Vivienne con i suoi abiti e i suoi slogan indissolubilmente legati alla politica. Vivienne, una mutante che vuole anticipare i mutamenti.
“Buy less, Choose Well, Make it last”
Nel 2003 è stata nominata “Export Designer of the Year” e ha vinto lo “Uk Fashion Export Award for Design”. Nell’aprile del 2004 il Victoria & Albert Museum di Londra ha inaugurato la retrospettiva dedicata alla carriera di Vivienne Westwood con capi selezionati direttamente dalla collezione privata del V&A e dall’archivio personale della designer inglese. Il “Vivienne Westwood Archive”, costantemente aggiornato, comprende tutte le collezioni dal 1970 a oggi, incluse le diverse linee del brand e accessori.
Nel 1992 è stata insignita del titolo di “Officer of the Order of the British Empire (OBE)” e nel 2006 diviene “Dame Commander of the Order of the British Empire (DBE)”

Le illustrazioni presenti sono dell’artista Davide Guerrini. Un progetto dedicato all’arte di Vivienne Westwood, dai suoi esordi punk con Malcolm McLaren negli anni ’70 sino ad oggi. Un viaggio ricco di suggestioni storiche – dalla cultura dei pirati alle stravaganze dell’abbigliamento femminile del XVIII e XIX secolo – di erotismo, di figure femminili libere e potenti che Davide Guerrini ha riproposto secondo la sua sensibilità artistica e grafica.
Puoi guardare i suoi lavori su Instagram.