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L’artista Danym Kwon, di origine coreana-americana con radici nella Bay Area di San Francisco, riesce a trasformare la vita di tutti i giorni, con le sue gioie ma anche con tutte le problematicità quotidiane, in una serie di dipinti dove i colori pastello, le forme sinuose e arrotondate offrono quella pace sensoriale ed emotiva di cui tutti abbiamo intensa necessità.
Influenzata dalle immagini del canale MTV – ricordando in particolare gli anni ’90 quando era adolescente – e dalla pittura tradizionale coreana Chaekgado, principalmente dipinti di nature morte incentrati sui libri come soggetto dominante, innesca una vena surrealista nei suoi guazzzi acrilici su tela.
Ci colpiscono quelle pile di asciugamani, di morbidi pullover e felpe dove paesaggi minimalisti animati da piccole figure umane illustrano il mutare delle sagioni.
Così nella serie Saturday una donna ed un uomo abbracciati possono camminare in un viale alberato che li porterà in riva al mare o in un campo fiorito prima di raggiungere, rifocillandosi ad una tavola imbandita, quella loro piccola casa bianca.
Sono paesaggi idilliaci che illuminano e rasserenano cuore e mente.
“Mentre nella vita attraversavo difficoltà impreviste, ho scoperto gratitudine e gioia per ciò che mi circondava. Per custodire e apprezzare questi momenti di vita, desidero vederli in una nuova prospettiva mettendoli in scena con vasi di fiori e pile di biancheria.”
Un minimalismo che ritroviamo in The Moon and I, in Breezein a Bowl, in The Place Where The Wind Blows, When The Wind Became a Whisper dove vasi e ciotole si trasfigurano in paesaggi che sanno di fiaba come quei titoli incantevolmente fantasiosi.
Danym Kwon ha esposto le sue opere in molte mostre tra le quali A Soft Day che si è svolta dal 6 al 27 gennaio nella nuova sede di Hashimoto Contemporary in Minnesota Street a San Francisco e le sue opere sono state presentate in Lone Splendor alla Paradigm Gallery + Studio di Filadelfia. Nel 2023 Lush alla Hashimoto Contemporary di New York, nel 2022 Friends and Family e Vessel alla Hashimoto Contemporary di San Francisco e LA. Hanno scritto di lei Juxtapoz Magazine, Colossal, Creative Boom e Frankie Magazine.