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Il ghiacciaio Presena – al confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige – da decenni sta morendo sciogliendosi sotto il calore del sole i cui raggi sono sempre più violenti a causa del riscaldamento globale.
Il progetto Cloth di Francesco Merlini (di cui abbiamo già parlato in precedenza) vuole testimoniare la morte lenta ma inesorabile del ghiacciaio. Per cercare di porre riparo a questa immane sciagura, di cui ancora non sappiamo bene cosa ci riserverà in futuro, si tenta di salvare questo maestoso gigante con un’operazione di dimensioni impressionanti.
Così, per tentare di placare il calore dei raggi solari a protezione dallo scioglimento, dal 2008 i suoi pendii sono ricoperti da teli geotessili che – realizzati in fibre di poliestere e polipropilene, lunghi 25 metri e larghi 2 – adagiati sul ghiacciaio, riflettono la luce solare e proteggono lo strato sottostante di neve e ghiaccio dal calore e dai raggi ultravioletti.
Sono posati a giugno e rimossi a settembre da operai specializzati che, muovendosi come equilibristi sul ghiaccio, srotolano e cuciono insieme questa enorme coperta.
“Onde sintetiche immobili, macchie di futurismo che rompono l’uniformità rocciosa di un paesaggio familiare. Le proporzioni di questo scenario celeste sono suggerite solo dalla sagoma di una figura umana che entra nell’inquadratura, somigliante ad un pixel rotto su uno schermo. Mentre lo scudo nasconde e protegge una gigantesca fonte di vitalità e preoccupazione, la questione sulla sua efficacia incombe come avvoltoi che sorvolano un banchetto imminente.”
Le immagini di Francesco pongono in risalto questi teli che impacchettando il ghiacciaio come un’immensa opera di Christo – nel 2021 era stato imballato da volontari il famoso Arco di Trionfo trasformato in un’opera postuma del famoso artista – modificano la natura in un paesaggio lunare. Una natura che, a volte, riesce a sfuggire al controllo umano e allora una neve rilucente si materializza per far sentire il suo grido di dolore. Onde silenziose di materiche fibre avvolgono un paesaggio in decomposizione, un omaggio a Burri in quel suo esaltare un informale materico denso e disperato. Come qui dove i materiali perdono la loro identità acquisendo nuovi significati. L’arte di rimettere tutto in discussione, l’arte come missione e un inno alla vita, l’arte per denunciare il mutamento del clima con le sue alluvioni, la siccità, le desertificazioni, lo scioglimento dei ghiacciai. Cloth, un’ode al ghiacciaio Presena.
Lo scioglimento dei ghiacciai non accenna a placarsi ma procede a un ritmo sempre più incalzante. Come ha scoperto un recente studio dell’Università britannica di Leeds pubblicato sulla rivista Nature, il ghiaccio delle Alpi si scioglie sei volte più velocemente rispetto agli anni Novanta. I primi teli geotessili sono stati installati nel 2004 nelle Alpi svizzere e sono attualmente utilizzati in una dozzina di siti in Italia, Francia, Austria e Germania.
Francesco Merlini – nato ad Aosta, vive e lavora a Milano – dopo la laurea triennale in design industriale al Politecnico di Milano, si è dedicato completamente alla fotografia lavorando principalmente a progetti personali a lungo termine ed editoriali, cercando sempre un punto di contatto tra il suo background documentaristico e un forte interesse per le metafore e il simbolismo. Le sue immagini sono state pubblicate su importanti riviste e quotidiani in tutto il mondo e l’ultimo libro Better in the Dark than His Rider è stato pubblicato nel 2023 da Depart Pour l’Image. Nel 2021 ha pubblicato The Flood edito da Void. Francesco insegna fotografia documentaria all’IIF – Istituto Italiano di Fotografia di Milano e alla Scuola Spazio Tempo di Bari e partecipa regolarmente come docente ospite a workshop, masterclass e lezioni portfolio organizzate da scuole di fotografia, festival e associazioni.