Una città per nomadi a scala planetaria: sembra un paradosso, invece è stata l’utopia a cui tra il 1959 e il 1974 l’artista e architetto olandese Constant Nieuwenhuys dedica la propria attività, mirata prevalentemente allo sviluppo di una megastruttura architettonica dedicata a un nuovo tipo di uomo e di società. Tutto ha inizio un giorno di dicembre 1956, quando il pittore Pinot Gallizio e Constant visitano un campo di gitani nella cittadina piemontese di Alba: il primo regalerà loro un terreno, il secondo un progetto, che sarà alla base di questa città immaginaria.
Al contrario della società utilitarista, quella che abita New Babylon è la società ludica teorizzata da Johan Huizinga e sviluppata dall’Internazionale Situazionista a cavallo degli anni’60, in cui l’uomo, liberato dall’automatizzazione del lavoro produttivo, diviene capace di sviluppare la propria crescita attraverso il gioco e lo sviluppo creativo. Liberato dalla schiavitu’ del lavoro, scoprirà una vita in perenne viaggio attraverso le regioni della Terra, sempre in cerca di nuovi stimoli e nuove possibilità di esperienza, una vita errante impostata sulla dérive situazionista per una società di nomadi a scala planetaria. L’homo ludens è individuo pienamente libero e cosciente di poter attuare sul mondo ricreandolo attraverso la creatività e il libero gioco, forma fondamentale di apprendimento. In un ambiente dove i bisogni dell’uomo sono già soddisfatti in partenza, l’aggressività è sublimata e la vita si fa dinamica, in un’architettura che ha come fondamenta il principio di disorientamento, che favorisce il gioco, l’avventura, l’incontro e lo scambio creativo.
Idea fertile per numerose rielaborazioni e suggestioni (la Walking City degli Archigram, Lebbeus Woods, Yona Friedman tra gli altri), New Babylon resta uno degli esempi piu’ elaborati di megastrutture architettoniche, fondamentale per la sua coraggiosa audacia che aprì la strada a evoluzioni differenti come il Metabolismo e le utopie degli anni ’70, fino ad arrivare a Rem Koolhaas. Nel mondo contemporaneo globalizzato l’utopia nomade di Constant ha beffardamente ripreso attualità, offrendo una brillante alternativa di come avremmo potuto essere, fossimo stati meno razionali e un poco meno egoisti.