Oro, opulenza, sensualità, motivi floreali e geometrie essenziali invadono la Vienna di fine ‘800. Nell’atmosfera si respira un’aria di rinnovamento pronta a modificare tutte le arti, dalla grafica all’architettura. Alla base di questa trasformazione, un trio formato da due architetti e un pittore che nel 1903 fondano la Secessione Viennese sotto il benestare del professore Otto Wagner rendendo unica una produzione viva e presente fino ai giorni nostri.
Risentiti i colpi della crisi finanziaria del 1873, Vienna al termine del XIX secolo vive un periodo pullulante di idee, creatività, indipendenza e trasformazione: la realizzazione della Ringstrasse, le grandi costruzioni monumentali in stile revival e la metropolitana sono solo alcune delle testimonianze. Si rifiuta l’accademismo per immergersi in un nuovo vortice creativo, giovane spigliato e fresco: lo Jugendstil, lo Stile della Giovinezza. Nasce il modernismo, una nuova epoca nel mondo dell’arte.
Alle radici, l’architetto che ha formato i fautori di questo movimento è Otto Wagner. Dopo una notevole carriera accademica negli anni ’90 del 1800 inizia ad accrescere il successo internazionale tramite progetti e pubblicazioni. Dalla scientifica consapevolezza delle realtà tecniche e sociali tende all’immaginazione romantica attirato dalle sollecitazioni radicali del nuovo movimento antiaccademico.
Joseph Maria Olbrich e Josef Hoffman, rispettivamente assistente ed allievo di Wagner assieme alla carica rivoluzionaria di Gustav Klimt fondano nel 1897 la Secessione Viennese. Il professore dimostra le sue simpatie nei confronti del movimento con la realizzazione della fiorita astrazione di ceramica per la facciata della Majolikhaus. Il tema dell’uniformità decorativa cela un messaggio più forte: l’abitazione elegante, dalla facciata perfettamente liscia, annulla la gerarchia dei vari livelli, concetto rafforzato all’interno dall’inserimento tecnologico dell’ascensore al fine di conferire medesimo valore abitativo a ciascun piano. Non esiste più l’esclusività dell’architettura borghese: l’architettura è progettata anche per il popolo.
In questo clima di creatività esuberante, architetti, grafici, pittori, artisti compartecipano alla fondazione nel 1903 della rivista Ver Sacrum, la Primavera Sacra dell’arte. Il simbolo della vitalità organica compare sulla copertina del primo numero: un arbusto ornamentale le cui radici vitali sono rappresentate nell’atto di irrompere nella terra sottostante. Il formato rispetta gli stilemi dell’epoca: fascicolo quadrato, compattezza del blocco tipografico semplice e pratico. A raccontarsi sono tutte le arti: illustrazione, poesia, grafica, e oggetti di design d’avanguardia.
L’invasione necessita non solo di divulgazione scritta ma anche di luoghi fisici in cui esporre ed esprimere la coincidenza simbolista delle varie arti, l’ideale di arte totale.
Nasce il Palazzo della Secessione. Il progetto, inizialmente pensato da Klimt, viene infine realizzato da Olbrich, secondo uno schema perentoriamente quadrato impuntato nella parte superiore da quattro piloni angolari a sostegno di foglie d’oro che in un perpetuo abbraccio diventano manifestazione del decorativismo strutturale.
I volumi piani definiscono un modellato severo: si ripulisce lo jugendstil pur non rinunciando alla dimensione fiabesca. All’interno infatti il personaggio elogiato è Beethoven al quale Klimt dedica un intero fregio ricco di rimandi simbolici alla vita, l’éros e il thànatos, temi ampiamente dibattuti negli stessi anni dalla psicoanalisi freudiana.
La ricerca della forma espressiva si enuclea nel progetto ambizioso della Mathildenhöhe a Darmstadt. Situata sulla sommità di un bacino idrico, la colonia degli artisti diventa corona a recinzione della città in un complesso primordiale dal denso fogliame di colore cangiante.
L’esplosione è in corso, le menti e le mani agiscono virtuosamente e insieme generano nuovi spiriti creativi con idee che prima si intersecano e poi divergono tra loro. Hoffman succede ad Olbrich diventando il principale architetto della Secessione. Il suo linguaggio espressivo è più classico e basato sull’opera di Wagner. La predilezione è per il disegno di mobili raffinati e lineari, l’ideale è monocromatico:
Sono interessato particolarmente al quadrato in quanto tale e all’uso del bianco e del nero come colori dominanti, poichè questi nitidi elementi non sono mai apparsi negli stili più antichi.
Il suo impegno si rivolge alla produzione artigianale e alla commercializzazione di oggetti domestici di alta qualità. A tale scopo crea la Wiener Werkstatte, il Laboratorio di Vienna al fianco di Koloman Moser. Oltre alle arti plastiche introducono l’architettura e il design con materiali di ultima sperimentazione quali cemento, vetro e metallo.
La natura poliedrica di Hoffman lo influenza nella progettazione architettonica del Sanatorio di Purkersdorf e del suo più importante capolavoro, Palazzo Stoclet a Bruxelles dove la ricercata eleganza artigianale degli oggetti della Wiener Werkstätte si rivela nell’essenzialità attetonica dell’architettura. I muri si dematerializzano come scatole di latta in grandi fogli leggeri e sottili, uniti agli angoli da bande metalliche a protezione degli spigoli. Tutti gli elementi diventano complici di un’idea unitaria: dai rivestimenti al tendaggio, dalle pareti alla sedia l’architettura, la pittura e il design vivono un’esperienza in simbiosi totale.
Già nei primi anni del ‘900 si risente di un’estetica neoclassica, si dimenticano le tendenze floreali fino a che, nel 1905 Hoffman, Moser e Roller si separano dal movimento originario.
In pittura, nel 1907, la ricerca si radicalizza con Egon Schiele e Oskar Kokoschka proseguendo sulla strada inaugurata da Klimt, il loro mentore, che, disilluso, torna ad uno stile pittorico più accademico.
È il momento, questo, del più vicino contatto con chi li sta ferocemente attaccando: nel 1908 l’architetto Adolf Loos pubblica “L’Ornamento è delitto”. Sta nascendo il primo razionalismo.