Dopo una prima parte degli imperdibili di Fundamentals, la Biennale di Rem Koolhaas, a seguire la seconda parte di cosa non perdersi in Arsenale.
1 – Fundamental(ism)s. Padiglione del Marocco. In una stanza riempita di sabbia, due gruppi contrapposti di modellini esposti su piedistalli esaminano da un lato l’evoluzione dell’abitare tramite un viaggio attraverso tappe cardine dell’architettura marocchina, dall’altro l’ipotesi di uno sviluppo futuro, sia tipologico che tecnologico, a partire dal grande campo di sperimentazione che può essere il Deserto del Sahara.
2 – Interspace. Padiglione dell’Estonia. L’Estonia gioca in maniera brillante sulla relazione fra rete di spazi pubblici e rete virtuale, rapportando questi elementi al proprio progresso storico, politico, sociale e urbano.
3 – Fitting abstraction. Padiglione della Croazia. L’assorbimento dei modelli dell’architettura moderna richiesta da Rem Koolhaas è rappresentato attraverso una scansione per tipi architettonici, a loro volta suddivisi in esempi caratteristici che ne determinano l’evoluzione attraverso i decenni.
4 – Freedom & creativity. Padiglione della Thailandia. Una sorta di “esperienza sensoriale” di forme tipiche all’interno di un ambiente in penombra. Inconsistente, come d’altronde la grafica scelta per il manifesto all’ingresso.
5 – Visibility. Padiglione del Kosovo. L’intento del padiglione è quello di guardare alle tradizioni come punto di partenza per il nuovo, senza nostalgia ma ritrovando quella consapevolezza della semplicità e del valore funzionale ed estetico di un oggetto secolare, in questo caso lo Shkambi ̶ parola che significa sia “sedia” che “roccia” ̶ di cui sono riprodotti centinaia di esemplari montati in maniera tale da creare una torre che dà definizione allo spazio del padiglione.
6 – Fundamentalist and other arab modernisms. Padiglione del Regno di Bahrain. Il Regno del Bahrain ha deciso di basare la sua terza partecipazione sull’integrità del mondo arabo, con un allestimento in cui, di fianco alla voce ripetitiva di uno speaker proiettato in serie sulla copertura circolare, vengono esposti documenti che mettono in relazione il legame tra colonialismo, fondamentalismo e modernità. Curioso il ripetersi dell’associazione fondamentalismo-modernità, come anche nel padiglione del Marocco.
7 – Monolith controversies. Padiglione del Cile, vincitore del Leone d’Argento. Un ingresso piccolo e accogliente, riproduzione di un’abitazione tipo, conduce ad una sala il cui centro è occupato dal muro di una tecnologia di prefabbricazione esportata dall’URSS nel 1972. Il muro diviene monumento di uno sviluppo edilizio le cui tecniche produttive furono poi vittima di damnatio memoriae durante la dittatura militare.
8 – Innesti – graphting. Padiglione Italia, a cura di Cino Zucchi. Il padiglione dell’Italia parla di Milano.