Il progetto Out My Window di Gail Albert Halaban, iniziato dieci anni fa a Manhattan nelle notti rese insonni dalla sua bambina, si dipana attraverso immagini di ordinaria quotidianità filtrate dai vetri di finestre che, come occhi curiosi di conoscere, assorbono e riflettono momenti di vita.
“The windows are fragile borders between the familiar and the unknown, between the rushing noises of the city and the timeless quiet of private lives.”
Out My Window è nato dalla volontà di Halaban di condividere la sua consapevolezza che “anche se soli, non dovremmo mai essere soli”. Crescendo rapidamente ed ottenendo consensi da ogni parte del mondo, il progetto si è ampliato coinvolgendo altre città – Parigi, Istanbul, Bangkok, Berlino, Los Angeles, Amsterdam – e altre ancora continuerà a coinvolgere, attivando contatti per combattere le solitudini di inquilini globalizzati e smarriti perennemente connessi ma estranei tra estranei.
Spedendo la sua macchina fotografica in tutto il mondo, gestendo le riprese dal suo portatile con la collaborazione dei residenti, le immagini scatttate da una casa immortalano il quotidiano dei dirimpettai consenzienti. Flash di scene teatrali con attori inconsapevoli di recitare.
“Though the photographs initially seem voyeuristic in approach, above all this project is about my desire to connect with my subjects and their desire to connect with their neighbors.”
Osserviamo dietro quelle finestre movimenti cristallizati di umani come figurine di tante storie di cui ognuno può scrivere la trama. Spunti di vite sfiorate di cui conosciamo istanti in bilico tra passato presente e futuro.
Guarda tutti i lavori di Gail Albert Halaban sul suo sito o seguila su Instagram.