Corpi atletici, mani da chiromante, piedi da ballerina. Il nostro corpo comunica, e in modo più che spontaneo. C’è chi lo cura, chi lo sfrutta per trarne un qualche tornaconto, e poi c’è chi lo studia. Ora, non possiamo di certo paragonare Frederic Fontenoy, nè en 1963 e attivo come fotografo dal 1988, ai grandi studiosi dell’anatomia. Quello che però quest’ultimo ha saputo – e sa fare bene è, se volete, ritrarre la superficie delle cose.
Nella sua ricerca stilistica, Fontenoy segue varie tappe. La prima fase, denominata „Previous Works 1988-2005“ vede l’artista cimentarsi con opere ancora molto astratte ed elementali, prendendo in esame ogni singolo aspetto e ogni caratteristica del corpo umano. Si diletta in particolar modo nei tre settori artistici che chiama „Body“, „Space“ e „Video“. Della collezione „Body“, la sua prima esposizione, Metamorphòse (1988), riscuote da subito un notevole successo. Un corpo viene fatto fluttuare davanti alla macchina fotografica, registrandone ogni singolo movimento – e giocando sul fatto che la deformazione ottenuta dall’esposizione prolungata crea figure non umane, mostruose.
Fontenoy pensa poi a come fondere il corpo umano con l’ambiente con la serie Fusion, ne studia i dettagli con le serie Détail, Série Rouge (che ricorda molto l’immaginario del film Irreversible di Gaspar Noè) e Série Espagnole per poi arrivare all’astrattismo di Alkama (2003), un esperimento che crea l’incontro tra arti visive e chimica per rappresentare il flusso vitale umano.
La raccolta „Space“ è una dispensa di memorie di viaggio, dove Fontenoy raccoglie numerosi snapshot di località come la Scozia (1992), Budapest (1993) e Saint-Denis (2000). E’ curioso notare come, ogni anno, il fotografo abbia ricercato elementi comuni in ogni viaggio intrapreso, come per indicare sia la sua evoluzione artistica (prima), che addirittura per documentare il passaggio dell’uomo nelle metropoli (dopo).
Addentrandoci nella seconda fase (2006-2014) dei suoi lavori, o semplicemente dando un’occhiata ai video, si può già intuire una dimensione sensuale e pornografica nei suoi lavori, che sfocerà poi con violenza nella sua ultima esposizione, Gallery. In essa vengono esposti corpi femminili nudi, manipolati da una perversione quasi maniacale dello stesso Fontenoy. Abbigliamenti sadomaso, giochi erotici e di ruolo animano quest’orgia intellettuale, seppur mai cadendo nel volgare. Anche se il sito internet è stato sottoposto al controllo d’età in via preventiva all’accesso degli utenti, proprio per contenuti di nudità ed immagini erotiche. Cliccando “deny”, si verrà rinviati a Google.fr.
Che cosa ci vuole dire Frédéric Fontenoy? Che in un’epoca guidata dai social network e dalla virtualità, ci siamo dimenticati della bellezza del nostro corpo? O che dobbiamo riscoprirne il valore, l’eticità e il rispetto, per stare meglio con noi stessi e con gli altri? Forse entrambe, o forse nessuna. Ciò che conta è godere dell’estetica delle cose, siano esse definite “belle” o “brutte”.