Il genocidio dei Tutsi in Rwanda di 20 anni fa è ricordato come uno degli episodi più disumani della storia. Non solo perchè è stato ucciso un intero popolo, con la propria storia e le proprie tradizioni. Ci fu un fattore ancora più sconvolgente.
Nessuno fece nulla per fermarlo.
Love Radio è un documentario transmediale che parla del processo di riconciliazione nella Rwanda del post-genocidio.
Il lavoro è il risultato della collaborazione della fotografa Anoek Steketee con la giornalista e filmaker Eefje Blankevoort e prevede un web documentary, anche in versione tap stories per smartphone, e un’esposizione fotografica, conclusasi il 7 settembre, al FOAM, museo della fotografia di Amsterdam.
Durante l’arco di tempo dei 100 giorni da aprile a giugno 2014 (la durata del genocidio esattamente 20 anni fa) ogni settimana è stato aggiunto un nuovo episodio. Ora il documentario è completo.
“Ascoltare la radio è, come spesso diciamo qui, la seconda vita degli abitanti della Rwanda. Perché tutti amano la radio, tutti ascoltano la radio. Se giri per Kigali, o nei villaggi, tutti hanno una radio. La radio in Rwanda è un oggetto davvero efficace, educa le persone. Se vuoi comunicare qualcosa, usi la radio. Perchè sai che la radio raggiunge le persone. Ovunque, immediatamente. E le persone tendono ad accettare tutto quello che viene detto per radio come verità.”
Episode 1 – Off Air
Tutto è cominciato nel 2008, quando Anoek e Eefje, lavorando ad un progetto, hanno conosciuto il team che ha creato una soap opera radiofonica, molto conosciuta in Rwanda, chiamata Musekeweya (Nuova Alba).
Questa soap racconta storie di bravi e cattivi ragazzi e la storia d’amore tra due persone appartenenti a villaggi differenti, ma il suo vero scopo è quello di aiutare a guarire le ferite inflitte durante il genocidio del 1994 e prevenire nuove manifestazioni di violenza.
La soap è ampiamente conosciuta in Rwanda ed è trasmessa dalla stessa stazione radio che 20 anni fa incitò all’assassinio dei Tutsi.
Appassionatesi a questo progetto e intrigate dall’incredibile contraddizione tra la trama della soap opera, a prima vista banale, e il vero motivo per cui questo progetto nasceva, ossia la difficile realtà che molti abitanti della Rwanda si trovano ad affrontare ancora oggi, Anoek e Eefje hanno deciso di tirarne fuori una storia in un formato nel quale il pubblico potesse veramente apprezzare gli argomenti e i temi trattati a differenti livelli.
Il progetto è stato lanciato online il 7 Aprile, esattamente 20 anni dopo l’inizio del genocido. Nel corso dei 100 giorni successivi, sono stati caricati sette episodi della soap.
“We chose this feuilleton-format for several reasons. First, to respect the format of the soap opera. Second, we wanted to see if we could captivate an online audience in such a way that they would subscribe and come back for more episodes.” – spiegano le autrici del progetto.
La linea sottile tra fatto e finzione è stata volontariamente utilizzata come formato del documentario. Per ogni episodio, infatti, è presente una sessione ON AIR e una OFF AIR.
Nella sessione ON AIR è possibile ascoltare gli episodi della soap. La sessione OFF AIR offre uno sguardo nelle menti degli attori e degli ascoltatori della soap che ci regalano degli scorci della vita nella Rwanda di oggi.
I visitatori del sito, tramite Smartphone, potranno fruire del documentario in versione tap-stories: una serie di fotografie ad opera di Anoek accompagnate da testi. Con un semplice “tap” si ci ritrova catapultati in Rwanda, spettatori di intime storie, colpiti dalla semplicità disarmate di scatti e riprese tanto naturali quanto reali.