Tra le tredici mila e più anime di Crevalcore c’è anche quella di Paolo Domeniconi, dedito al mondo dell’espressione e dell’illustrazione.
Forme morbide e indefinite prendono corpo in una storia in cui le parole non riescono a spiegare il sentimento descritto. La sua è un’ illustrazione dedicata all’infanzia con un compito arduo: arrivare ai bambini, alla loro semplicità, con purezza.
E lo fa immedesimandosi nel sentimento che vuole descrivere: nelle sue illustrazioni si incontrano situazioni fantastiche, surreali, in cui ogni emozione diviene protagonista. Unico dogma, sognare, per riconoscere la sopravvivenza dell’essenza sull’esistenza.
La definizione degli occhi, dello sguardo e delle lacrime rappresenta la condizione dell’individuo intrappolato in un’ impasse in cui si ritrova ad essere carnefice e vittima. Ad essere rappresentati sono fanciulli, letti come metafora di una poetica molto più elevata. Infatti attraverso i suoi lavori, si incarna la felice consapevolezza dell’uomo che si ritrova – nonostante la sua esperienza – ad essere un fanciullo quando vive emozioni che aprono l’anima senza la possibilità di difendersi.
Insegnare attraverso l’immagine: è questo il punto di arrivo di Domeniconi.
A legare tutte le sue illustrazioni, come un filo d’Arianna, c’è un’atmosfera fiabesca che si mescola al reale sentimento dell’essere umano.
Sentirsi vivi sognando, sentirsi capaci di godere di un silenzio in due, è questa la sensazione che si prova immergendosi nelle pagine illustrate dall’artista che – dopo varie collaborazioni – decide di spostare la sua arte verso un pubblico puro, verso un pubblico capace ancora di emozionarsi.