Kent Andreasen è un giovane fotografo sudafricano, classe 1991, che in breve tempo è riuscito a farsi conoscere da grandi marchi di moda e da importanti riviste internazionali. Dai suoi lavori emerge una grande sensibilità e una prova tecnica molto raffinata che si esprime nell’eccezionale uso della luce e dei colori. Nelle sue immagini appare un Sud Africa ricco di particolari, ma sconosciuto a molti. Al di là dei soliti canoni visivi, interpreta le forme degli elementi e degli spazi con una vivacità profonda dalla quale emergono sensazioni tenui e surreali, a volte lievemente malinconiche, oppure una presenza vivida e ipnotizzante che invita a entrare dentro l’immagine. È un vero talento emerso dal caso, dall’intenso lavoro su se stesso e su ciò che lo circonda. Le sue produzioni sono spesso dedicate ad aspetti commerciali, ma ciò dimostra come anche nella moda è possibile affrontare argomenti con un’intelligenza creativa in grado di trasmettere quelle emozioni sottili che solo l’arte può dare.
Sei molto giovane ma hai già fotografato per grandi marchi come Nike, Puma, Monocle. Sei apparso sul Guardian, su Vice e sul New Yorker, come è iniziata la tua rapida carriera?
Tutto è iniziato come un hobby quando avevo circa 18 anni. La fotografia è stata un modo per passare il tempo e fuggire la noia. Da lì si è evoluta in quello che è oggi. Quando guardo indietro a come è cominciato tutto mi sembra surreale, non riesco quasi a capacitarmi di come sia potuta diventare così importante.
Qual è stato il lavoro più interessante che ti hanno commissionato?
È davvero difficile scegliere tra i lavori che ho fatto. Ogni commissione mi ha dato esperienze diverse. Cerco sempre di divertirmi per come mi si propongono. Quelli in cui si viaggia sono sempre fantastici. Ho avuto anche delle ottime esperienze dietro la macchina da presa, non solo con la fotografia.
C’è una grande differenza tra il tuo approccio alla fotografia quando lavori per la moda e quando lavori per i tuoi progetti personali?
No, non molta. Il mio approccio a una scena è sempre lo stesso. Sono sempre attratto dai colori o dalle forme e poi a partire da questi elementi realizzo le immagini. Per me è importante innanzitutto sentire lo spazio dove sono mentre fotografo, e questo non cambia se sto scattando per un mio lavoro personale o se sto fotografando per un lavoro commerciale. Però devo dire che è più facile scattare per la moda, perché puoi lavorare con la modella e manipolare l’ambiente.
Cosa cerchi nel mondo o nei tuoi soggetti quando li fotografi?
Nulla in particolare, cerco di sentire solo se la scena attira la mia attenzione oppure no. Non indago sugli argomenti che potrei trarne. Il colore ovviamente gioca un ruolo importante nel mio lavoro, ma non vado a ricercarlo intenzionalmente, mi capita.
Oltre le immagini, cosa influenza il tuo stile? Cosa fai quando non fotografi?
Ho amici molto interessanti che fanno lavori straordinari nel campo creativo o al di fuori di quello. Penso che gli stimoli che provengono da loro che mi spingono continuamente a imparare cose nuove. Oppure anche semplicemente vivere e notare come le cose cambiano quando cambia la mia mente. Credo che con la fotografia io riesca a raccontare la vita che sto vivendo, gli umori, il modo che ho nel comprendere il mondo, la mia maturità. Quando non scatto cerco di fare un bagno nell’oceano ogni tanto.
Nei tuoi lavori possiamo vedere un Sud Africa ricco di dettagli, in che modo ha influenzato il tuo lavoro?
Il Sud Africa è il luogo dove sono cresciuto e posso dire che è anche tutto quello che succede nel mio lavoro e nella mia carriera. Sono fermamente convinto che noi modifichiamo costantemente il nostro ambiente, così come l’ambiente allo stesso tempo plasma noi. Quindi il Sud Africa ha influenzato il mio modo di fare fotografia, rendendo molto chiare le emozioni che voglio ricavare dalle immagini.
In che direzione sta andando la tua ricerca? Come ti vedi in futuro?
È difficile fare previsioni su questo perché è tutto così incerto, anche se questa incertezza non la vivo in modo negativo. Semplicemente provare a predire il mio percorso mi sembra a volte inutile. Ma una cosa di cui sono certo è che voglio continuare a conoscere i miei luoghi attraverso la fotografia e anche continuare a lavorare per clienti importanti sarebbe grandioso. Tuttavia non è sempre l’aspetto economico o commerciale a guidare il mio lavoro. Io continuo a fotografare quello che mi appassiona e se questo attrae collaborazioni interessanti, allora significa che è davvero speciale. Mi piace affrontare le sfide del lavoro commissionato, ma alla fine voglio realizzare immagini che siano in sintonia con me, indipendentemente dalla piattaforma.
Segui Kent Andreasen su Instagram.