Il concetto di nulla è tra i più controversi nell’arco della storia del pensiero umano. Nell’Analitica Trascendentale Kant distingue il nulla come ens rationis (concetto vuoto, senza oggetto), come nihil privativum (oggetto vuoto di un concetto), come ens immaginarium (intuizione vuota senza oggetto) e come nihil negativum (oggetto vuoto senza concetto). Nella fattispecie, l’ens rationis può essere inteso, in chiave moderna, quale entità esistente solo nella mente che lo considera: può essere una chimera, un’idea impossibile, o qualcosa di effettivamente presente nel reale, come le privazioni, in contrapposizione all’ens naturae, il quale esiste, invece, fuori dalla mente. L’ens rationis può dunque essere definito l’elemento metafisico, a dispetto di quello fisico. È proprio la metafisica il tema multiforme su cui è stata allestita la mostra dell’artista italo-giordano Mustafa Sabbagh Ens Rationis, all’interno del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara, in occasione della grande esposizione al Palazzo dei Diamanti “De Chirico a Ferrara. Metafisica e Avanguardie”, la cui inaugurazione è prevista per martedì 10 novembre 2015. Non casuale la scelta della magnifica città estense, dove il Maestro della Metafisica Giorgio De Chirico realizzò le sue prime grandi opere dal 1915 al 1925, caratterizzate dalla ricorrenza di architetture essenziali, proposte in prospettive non realistiche ed immerse in un clima di trascendenza e spettralità.
La ricerca del lavoro di Sabbagh vede come fine e mezzo di ricerca l’uomo e il suo viaggio mentale, esploratore del proprio inconscio, azzerando la dicotomia tra reale e irreale, possibile e impossibile, in nome del vero e proprio frutto del pensiero. Il viaggio mentale comporta la penetrazione, come una metamorfosi kafkiana, della metafisica all’interno della fisica: Sabbagh ibrida morte e vita, umano e animale, reale e virtuale, contesto e sostanza, e lo rende eccezionalmente fruibile attraverso i linguaggi della fotografia, dell’installazione e della video-art.
L’interesse di Sabbagh per il mistero della compenetrazione tra fisica e metafisica, vita e morte, lo ha portato ad effettuare studi su alcuni volatili rinvenuti all’interno dei sotterranei del Museo Civico in stato di “sospensione artefatta”, stato di cosiddetta “mezza-morte” (decantata da Alberto Savinio, pittore, scrittore e compositore, fratello di Giorgio De Chirico, negli “Chants de la mi-mort”), resa possibile dalla pratica della tassidermia, che è la tecnica di preparare, a scopo scientifico, le pelli degli animali in modo da renderne possibile la conservazione e di imbottirle, dando loro l’aspetto e l’atteggiamento degli animali vivi.
Netto superamento del concetto cinquecentesco di Museo proprio della Wunderkammer (“camera delle meraviglie”), dove la cura estetica e il decoro degli spazi costituivano il punto focale della mostra. In Ens Rationis, al contrario, aleggia un’ atmosfera lugubre ma al contempo affascinante, che inneggia alla creazione dell’opera d’arte a partire dalla reliquia.
Il risultato è un intervento multimediale che elucubra la verità nuda, cruda e ancestrale propria della condizione animale, o del noble savage di Rousseau: mari neri e uccelli notturni, paesaggi fumosi e inospitali, sonnambuli grotteschi e creature ambigue, frutto delle pulsioni più recondite ed inesplorate della mente umana, spaventose e aberranti, che Sabbagh porterà definitivamente alla luce con un’altra sua esposizione personale chiamata, appunto, Das Unheimliche (il “perturbante”). Il termine tedesco sta a indicare una particolare attitudine del sentimento della paura, che si sviluppa quando una cosa (o una persona) viene avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo, cagionando angoscia:
«Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare.», diceva Freud nel 1919. Nell’installazione multimediale “Natività 2.0” Sabbagh affronta questo concetto, scardinando il tema della procreazione, dell’accettazione (e non) del figlio ibrido, diverso, visto come mostruoso, destabilizzante, unheimlich, presentando un gruppo scultoreo inemotivo e atemporale di colore bianco, “bianco che cancella in noi il regno dei codici”. Sabbagh assorbe la visione di Proust, che sosteneva che “l’arte ha bisogno di liberarci dagli effetti analgesici dell’abitudine”, dissacrando l’iconografia tradizionale di una Natività eterea e serafica e ponendola alla stregua di una famiglia qualunque mummificata da bende, di quell’umanità orrendamente mutila e inesorabilmente manichina (Roberto Longhi, Al dio ortopedico [1919]), anch’essa infetta dalla paura intima e xenofobica del turbamento, generato dall’ unheimlich.
Il manichino, il rigido automa dalla testa ovoidale, impossibilitato all’espressività, incapace di reazione e relazione, imperscrutabile, in una sola parola metafisico, è sempre stato oggetto di grande curiosità da parte di De Chirico, che lo definì “Essere che non conosco”. Linda Mazzoni e Claudio Gualandi , attraverso un’accurata selezione condotta con un criterio principalmente storiografico, riportano “in vita” il manichino, ponendolo sotto i riflettori della mostra “Il manichino e i suoi paesaggi”, che inaugura mercoledì 11 novembre 2015 nella splendida cornice museale rinascimentale della Palazzina di Marfisa d’Este. Oltre a Das unhemlich, vengono presentate altre due esposizioni: “Waiting souls” di Milena Altini, sculture amorfe composte da infinite spirali di pelli, sospese nel tempo e nello spazio e in attesa di compimento definitivo; e “L’Enigma delle Ore” di Jolanda Spagno, artista iperrealista che traccia volti a matita resi poi distorti tramite l’utilizzo di lenti OLF, a dimostrazione della possibilità dell’altrove, sempre inteso in senso spazio-temporale.
“Ens Rationis” e “Il manichino e i suoi paesaggi” si collocano, come già detto, all’interno della grande esposizione “De Chirico a Ferrara- Metafisica e Avanguardie”, allestita ad un secolo dell’arrivo del genio metafisico nella città estense, che accoglie non solo le opere dell’artista realizzate durante il periodo ferrarese, ma anche dipinti di Carrà, Morandi e De Pisis ispirati alla pittura metafisica ed opere dei più importanti artisti delle avanguardie europee, come Hausmann, Grosz, Magritte, Dalì ed Ernst, testimoni esemplari del Dadaismo, Surrealismo e della Nuova Oggettività, che risentirono notevolmente dell’influenza dechirichiana.
Arricchisce questo viaggio nell’arte un evocativo itinerario nel ghetto ebraico di Ferrara, alla ricerca delle suggestioni che hanno emozionato De Chirico quando ebbe, a Ferrara, l’intuizione metafisica.
Infine, alla MLB Maria Livia Brunelli, la consolidata ed apprezzata home gallery di Corso Ercole d’Este, prenderà l’avvio, a partire dal 13 novembre, la mostra di Silvia Camporesi ispirata alle Piazze d’Italia, protagoniste indiscusse delle più belle opere dell’artista.
“De Chirico a Ferrara – Metafisica e Avanguardie”
A cura di Paolo Baldacci e Gerd Roos
14 novembre 2015 – 28 febbraio 2016
Palazzo dei Diamanti, Corso Ercole I d’Este 21, Ferrara
Mustafa Sabbagh. “Ens Rationis”
a cura di Maria Livia Brunelli e Stefano Mazzotti
10 novembre 2015 – 10 gennaio 2016
Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara. Via Filippo De Pisis 24, Ferrara
“Il manichino e i suoi paesaggi. Una storia (quasi) metafisica”
a cura di Claudio Gualandi, Linda Mazzoni e Maria Livia Brunelli
con tripla personale di Milena Altini, Jolanda Spagno e Mustafa Sabbagh
11 novembre 2015 – 13 marzo 2016
Palazzina Marfisa d’Este, Corso Giovecca 170, Ferrara