È dall’inizio degli anni ’90 che il fotografo tedesco Hans-Christian Schink porta ed afferma quello che è il suo punto di vista unico in tutto il mondo. Presente e celebrato a livello internazionale in numerosi musei e gallerie, le sue fotografie vanno a coprire una vasta gamma di situazioni diverse tra loro, ma il fascino insito nei paesaggi sembra essere il perno del suo lavoro. O per lo meno ciò che più ci impressiona.
Tra il 1995 e il 2003 ha prodotto una serie dal titolo Walls, considerabile a mani basse la sua raccolta più astratta, in cui, in maniera chiara, emerge il suo approccio alla fotografia diretto e scevro da orpelli. L’opera si compone di 11 immagini e va ad esaminare l’architettura di alcuni edifici commerciali. Ogni foto assomiglia ad un grande quadro monocromatico in cui lasciar correre i pensieri guidati dalle emozioni; se non fosse per dei piccoli accorgimenti usati da Schink che lascia visibili accenni di parti esterne, l’astrazione grafica immortalata sarebbe totale.
Vagavo per la città cercando di capire cosa attraesse la mia attenzione, fino a quando mi sono ritrovato davanti a un muro.
Così racconta in un’antologia pubblicata nel 2011 da cui è facile capire come il soggetto di queste foto prenda origine dal Muro, quello di Berlino. Figura che però l’artista sembra voler rivalutare ed intendere come simbolo di “ricostruzione”. Non a caso, la presenza di parte di terreno o pezzi di cielo, oltre a non permettere un’astrazione totale, va a sottolineare il desiderio di unire la struttura col resto e non quindi di “separare” come avviene invece comunemente in un semplice gioco di associazione d’idee.
Immagini immediate, nitide, con colori intensi. Queste le prime sensazioni alla vista Per quelle più interne, profonde, vi lasciamo carta bianca, anzi un muro.