Vi abbiamo già parlato di HAND SIGNED, la rassegna realizzata da OOH-sounds, NODE Festival e Musicus Concentus con la collaborazione del Museo Marino Marini.
Il prossimo evento vedrà ospite il musicista, artista visivo e designer Bill Kouligas e si svolgerà venerdì 18 marzo.
Bill Kouligas è cresciuto ad Atene, fra i suoni dell’hardcore, del post-punk e della new- wave, è attivo nella scena noise sperimentale della Londra del primo decennio come promoter, produttore e artista sotto diversi alias.
Ad Hand Signed Kouligas presenterà un live tutto inedito, con un set-up in bilico fra analogico e digitale. Il suo live sarà introdotto da una sonorizzazione realizzata in forma di dj-set da Backwords, fondatore (con Andrea Mi) dell’etichetta OOH-sounds.
L’ultimo progetto realizzato da Bill Kouligas è una collaborazione con il duo sperimentale Amnesia Scanner e l’artista concettuale olandese Harm van den Dorpel. Porta il titolo di Lexachast ed è una composizione audiovisiva della durata di quindici minuti da fruire come un sito web. Come tutti i progetti dell’artista greco ha una forte matrice sperimentale, applicata alla connessione fra espressione visiva e suono. La sinergia con l’olandese aggiunge un certo taglio antropologico all’indagine tra forme cibernetiche, sistemi dell’arte e immaginario visivo contemporaneo. Il tutto, coerentemente impaginato secondo logiche decostruttiviste e ricombinanti. Le stesse che, a partire dal 2008, hanno lanciato Kouligas come graphic designer di riferimento per l’avanguardia musicale europea, soprattutto nel lungo sodalizio con Kathryn Politis. Il loro approccio ha allineato i principi della composizione sonora con quelli della composizione visiva, a partire da alcuni concetti fondamentali: l’inconsistenza dei sistemi di connessione, l’aleatorietà delle associazioni, la surrealtà come risposta estetica pertinente.
Ecco allora che negli esperimenti visivi che sono diventati le copertine per le uscite discografiche di Lee Gamble, Errorsmith, Florian Hecker & Mark Leckey, Afrikan Sciences, Objekt, Valerio Tricoli, Rashad Becker, Keith Fullerton Whitman e molti altri, la modularità di certi motivi vettoriali acquista una qualità psichedelica nel momento in cui viene messa a reagire con immagini dalla misteriosa natura. È un tipo di collage, quello a cui Kouligas lavora da grafico (prima a Londra e ora tra Berlino e New York) che rivendica una certa natura post-moderna, dato che gli elementi che entrano nel gioco associatorio restano sempre, comunque, distinguibili come entità separate. Se nelle prime release fisiche, concepite come oggetti artistici e tirate in pochissimi esemplari, la serigrafia giocava un ruolo fondamentale, in quelle successive ha lasciato il posto a composizioni multilivello frequentemente giocate nella relazione tra un’immagine fotografica (a volte fortemente post-prodotta) e griglie geometriche essenziali o pattern vettoriali minimali. Il disegno resta, comunque, uno dei riferimenti fissi nella carriera da designer di Bill Kouligas, come diventa evidente guardando i layout per il suo progetto Family Battle Snake (si guardi, in particolare, Optimistic Suburbia del 2008) o quello per l’album “Chance Of Rain” dell’amica Laurel Halo su Hyperdub.
Ad osservare i lavori più recenti (“Raven Yr Own Worl” di Bass Clef o “Kuang EP” di Lee Gamble), l’estetica di Kouligas sembra essersi ulteriormente rarefatta, tendendo verso un certo simbolismo e seguendo l’idea archetipica della rappresentazione sonora in chiave geometrico-matematica. Forse un lavoro più di ogni altro, almeno tra gli ultimi, sembra segnare il punto più avanzato nella ricerca visiva del greco: la copertina di “Circuitous” di Afrikan Sciences è una straordinaria sintesi di referenze arcaiche, simbolismi cosmici, grande controllo compositivo e potenza evocativa.
A confondere le acque ci pensa invece “Deceptionista”, il nuovo lavoro audio-visivo di Aaron David Ross (ADR), appena uscito su PAN come edizione limitata su SD card ed ecosistema virtuale e immersivo attraverso il sito web. Qui, la direzione artistica di Kouligas sembra, nuovamente, ripiegare su tragitti concettuali. E forse sta proprio in questa perpetua oscillazione tra ridondanza semantica e minimalismo segnico, la vera cifra del suo approccio artistico.