Seppure la grafica possa essere ritenuta un linguaggio universale a causa della sua forte capacità comunicativa, in realtà può essere considerata una vera e propria lingua se si pensa all’influenza che ha su di essa il Paese di provenienza, impronta che la rende riconoscibile per caratteristiche fortemente identitarie legate alla cultura e alla storia del posto.
In questo caso specifico, ci troviamo di fronte ad un tipo di Graphic Design che parte da un luogo strategico, che permette ad ogni progetto di assorbire le influenze dei Paesi vicini. Ma è una torre di Babele senza alcuna confusione, una lingua chiara in ogni parte del mondo.
Studio Studio ha aperto le sue porte nel 2014 e da due anni si nutre dalla passione incondizionata dei suoi fondatori e agisce a tutto tondo nella comunicazione visiva. Il minimalismo è il mezzo e le illusioni ottiche sono il tratto distintivo di questo studio che ci ha incredibilmente affascinati.
La grafica è ricerca e condivisione, e questi ragazzi hanno le idee chiare e tanta voglia di confrontarsi con il mondo, di abbattere i confini e reinventare il concetto di spazio visivo.
Dritta della settimana: se ti piace giocare con il lettering, ti consigliamo di dare uno sguardo al progettino Door Posters.
Noi intanto abbiamo raggiunto i fondatori per una piacevole chiacchierata.
Ciao ragazzi, volete presentarvi ai nostri lettori? Come e quando è nato Studio Studio?
Ciao Artwort!
Siamo Studio Studio, uno studio creativo con base a Ghent, in Belgio. Durante i nostri studi in Graphic Design alla K.A.S.K. (School of Arts) abbiamo cominciato a lavorare freelance e mano a mano che ricevevamo riconoscimenti, abbiamo deciso di ampliare la base dei nostri clienti avviando un nostro studio, che abbiamo chiamato appunto Studio Studio.
Ora siamo molto vicini a dove vorremmo essere, dal momento che lavoriamo nel campo artistico, culturale e nella moda. Il nostro design è fatto su misura delle necessità dei nostri clienti e, allo stesso tempo, stiamo sviluppando una nostra identità nella grafica e nella direzione artistica.
Pensate che il posto in cui avete deciso di mettere radici (Ghent) influenzi in qualche modo il vostro modo di pensare e lavorare?
Il Belgio è un Paese molto piccolo se comparato ad altri Paesi del mondo. Ha circa 11 milioni di abitanti, e a Ghent ce ne sono più o meno 250 000.
Pensiamo che le influenze che subiamo derivino più che altro dai Paesi più grandi (nel campo della grafica) intorno a noi, come l’Olanda, la Germania e la Francia. Il Belgio è nel mezzo di queste forti identità grafiche che hanno innescato o comunque ci hanno mostrato delle possibilità che nemmeno immaginavamo. Noi abbiamo grandi artisti come René Magritte, che è famoso per il surrealismo, Marcel Broodthaers, che è conosciuto per la sua arte moderna e concettuale. Ma in definitiva pensiamo, al di là delle influenze, che gli artisti belgi siano ancora orientati verso un approccio umoristico ai loro lavori, a differenza dei Paesi intorno a noi.
Inoltre se scaviamo a fondo e ci concentriamo sulla scena artistica di Ghent, abbiamo due principali accademie d’arte che, in un certo senso, sono in competizione tra loro; grandi musei come l’MSK (di arti figurative) o lo SMAK (di arte contemporanea) e una bella scena creativa in cui un sacco di cose sono possibili. Ghent non ha ancora una vera e propria fondazione e questo apre a molte opportunità perché non ci sono confini (creativi) stabiliti. In questo ambiente essere creativi è una sfida molto stimolante!
Come riuscite ad interpretare l’identità dei vostri clienti mantenendo comunque un vostro stile personale molto forte?
Beh, grazie per il complimento! Il nostro stile è qualcosa di ben radicato dentro di noi, non creiamo pensandoci costantemente. I nostri sviluppi sono modellati su questo, si basano su una comunicazione continua con il cliente. Ci piace pensare che la caratteristica principale del nostro design sia l’intuitività e ciò ci guida attraverso il processo di progettazione.
In un mondo di social networks, pensate che la condivisione dei propri lavori sia sempre una cosa positiva per i creativi?
Sì, nella maggior parte dei casi. Siamo forti sostenitori della condivisione sotto diverse forme. Condividere i propri lavori attraverso i social può essere un’opportunità per mostrarli a persone che probabilmente non incontrerai mai di persona. In quest’epoca e con le possibilità attuali, è necessario fare uso al meglio delle tecnologie a nostra disposizione. Anche rischiando qualche volta di incorrere nel problema di essere copiati. Ma anche in quel caso, se si protegge adeguatamente il proprio lavoro, il copyright non può essere aggirato.
Ci raccontate cos’è The Graphic Nomad?
The Graphic Nomad, un progetto che ha studiato l’influenza della globalizzazione in maniera cross-culturale, ha trasformato le connessioni virtuali in reali. Il graphic design è stato usato come mezzo a livello internazionale.
Grazie alle attuali possibilità di mobilità e connettività era possibile viaggiare per cercare idiosincrasie grafiche locali. Sulla base delle reazioni alle esperienze in materia di globalizzazione, i progetti sono stati avviati in varie località.
Gli incontri con i grafici locali erano provocatori e hanno contribuito a mettere in discussione i confini. Queste collaborazioni hanno stimolato interpretazioni nuove del concetto di ‘spazio visivo’.
Il fatto di ampliare il ruolo del graphic designer ha portato il progetto a nuovi livelli artistici. Le caratteristiche culturali sono state usate per tradurre i concetti di progettazione grafica. Il materiale non è stato solo progettato, ma considerato come qualcosa di autonomo, a seconda della posizione e del patrimonio culturale ‘comune’.
Potete leggere e vedere tutto sul sito dedicato.
Lavorare in team vs. lavorare da soli.
Noi amiamo entrambe le cose. Se lavoriamo da soli, facciamo soprattutto cose che non possiamo sviluppare con i clienti. Facciamo molte ricerche e vediamo come vengono fuori le cose. Se invece lavoriamo in tema, ci piace giocare secondo regole che definiamo precedentemente. In questo modo possiamo fare cose molto mirate e strutturate. Ci divertiamo davvero molto facendo quello che facciamo, sia da soli che con i clienti. Pensiamo sia molto importante oggi che uno studio artistico sia sano.
Qual è il cliente e quale la collaborazione dei vostri sogni?
Siamo aperti quasi a tutto! A volte un progetto non sembra interessante a un primo impatto, ma quando ci confrontiamo in un brainstorming, viene fuori un approccio differente da quello iniziale. All’improvviso il progetto si trasforma in una prospettiva completamente nuova e diventa una vera sfida. Quest’anno, uno dei nostri sogni si è avverato quando Nike ci ha commissionato di disegnare due stampe per la loro collezione sportiva. Sul nostro sito ci sono tutte le informazioni sul progetto.
Cosa vi hanno insegnato questi due anni di Studio Studio?
Tantissimo! Ma la cosa più importante è che amiamo davvero quello che facciamo e non vediamo l’ora di essere contattati dai vostri lettori! 🙂