Siamo nell’Antropocene, un termine che sa di remote ere amalgamate ad un futuro sconosciuto, una parola un po’ sibillina divulgata dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul J. Crutzen nel 2000 ma già usata negli anni ottanta dal biologo Eugene Stoermer.
Questo è il nostro tempo, il nostro modus vivendi dove l’ambiente terrestre viene mutato dagli effetti della vita e delle azioni di noi umani che abbiamo avvoltolato il mondo dentro una coltre di inquinamento dove evaporano esistenze e colori.
Ma la neve cade ancora bianca e immacolata e per questo rimaniamo stupiti dalle creazioni di Toshihiko Shibuya così morbide e lattee, così pulite e delicate in antitesi all’idea di inquinamento.
Snow Pallet12 – Snow on Anthropocene una dicotomia tra candore e grigiore, trasparenze e opacità, nitidezza e oscurità.
La neve di Toshihiko è una neve dai riflessi cangianti di delicati colori che mutano sfumature tramutando paesaggi, riverberi di luci di giorni mai uguali, nevicate calcolate con i numeri esatti di logiche matematiche che allarmano l’artista perché la neve dirada, anno dopo anno.
“Snow Pallet is an artwork where fluorescent paint has been applied to the bottom of an object in order to express the snow’s vivid reflection by its surface. It is an installation work that changes the landscape from time to time according to the amount of snow and sunlight, and by the number of objects of different heights. I think that it is “Time-scape land art.”
I numeri ci riportano alla cruda e fredda realtà perché le nevicate dal 2011, anno in cui è iniziato il progetto Snow Pallet, sono diminuite drasticamente e sotto quella coltre di neve, dove ci vorremmo buttare a capofitto gustando quel sapore ghiacciato che ci riporta all’infanzia, leggiamo i messaggi inquietanti di un cambiamento climatico che la giovane Greta grida al mondo per scuotere le coscienze.
Guarda tutti i lavori di Toshihiko Shibuya sul suo sito e su Instagram.