Il fotografo Francesco Merlini nel suo progetto Better in the Dark than His Rider parla di sogni, in particolare di quella fase di transizione tra la veglia e il sonno, quello stato ipnagogico che da tempo lo affascina.
Le sue immagini – che abbracciano anni diversi e sono state scattate in tutti e quattro i continenti – hanno come filo conduttore quel qualcuno che, come un sonnambulo guidato da fantasmi, cerca un qualcosa senza nome.
Ma qui abbiamo un titolo che è tratto, quasi integralmente, da un manuale di ottica del XIX secolo. La frase originale – “[…] molto meglio al buio del suo cavaliere”– si riferisce alla visione notturna di un cavallo rispetto a quella di un essere umano. Perché si dice che il cavallo di notte veda meglio del suo cavaliere…
Luca Reffo scrive:
“Le immagini costituiscono i contenuti psichici della mente. Se nei sogni l’autocoscienza è sospesa e le immagini appaiono reali nella misura in cui dormiamo, nel sonno possiamo guidarle consapevolmente perché parzialmente consapevoli che stiamo sognando.”
Seguendo questo peregrinare tra realtà e sogno conosciamo stati emotivi che ci riconducono a fasi di coscienza/incoscienza dove la mente vaga per trovare visioni, vagabondando nell’immaginazione.
Così, in criptiche apparizioni illuminate da minima luce, un muro squarcia legni rosso cupo che tentavano di contenerlo, un casco da astronave racchiude un volto inquietante, una fenditura – lacerazione di spazi in una città qualunque – mostra uomini come figurine da ritagliare. Un muro, rinserrato e soffocato da un luridume di piastrelle, preclude la vista di un futuribile benessere. Una natura ingabbiata da reti arrugginite come sogni, un palo illuminato infisso nella terra, trasfigurato in un totem che ci riporta al monolito del “Pianeta delle scimmie”. Pescare quel blu cobalto del mare che tinge anche il muso di una scimmia.
Sogni di una realtà sognata e fotografata.
Immagini ora racchiuse nel libro omonimo Better in the Dark than His Rider, pubblicato a luglio con Depart Pour l’Image, che a settembre è stato selezionato dalla Fondation Henri Cartier-Bresson come libro del mese dopo il successo della presentazione durante i Rencontres D’Arles. Ora è stata lanciata la sua seconda edizione a Parigi durante Paris Photo.
Scrive Luca Reffo nel testo di presentazione del libro:
“Chiusi gli occhi, si svegliano i fantasmi e si inizia a vagare. Similmente a quando, da mattinieri, ci imbattiamo nell’ultimo nottambulo, nel dormiveglia incontriamo il sogno con la sua coda di passato sempre presente.”
Francesco Merlini, nato ad Aosta nel 1986, vive e lavora a Milano e dopo la laurea in design industriale al Politecnico di Milano, si è dedicato completamente alla fotografia impegnandosi in progetti personali ed editoriali a lungo termine, sempre alla ricerca di un punto di contatto tra il suo background documentaristico e un forte interesse per metafore e simbolismo. Nel 2016 è stato selezionato dal British Journal of Photography per far parte di The Talent Issue: Ones to Watch e nel 2020 è stato finalista al Prix HSBC pour la Photographie. Nel 2021 è stato uno dei candidati al Leica Oskar Barnack Award e pubblica il libro The Flood edito da Void. Nel 2023 è stato finalista ai Sony World Photography Awards. Le sue immagini sono state pubblicate su importanti riviste e giornali in tutto il mondo, tra cui Washington Post, Financial Times, Le Monde e i suoi progetti sono stati presentati su prestigiose piattaforme fotografiche come American Suburb X e Time Lightbox. Ha esposto in tutto il mondo in mostre personali e collettive; negli ultimi dieci anni ha coordinato il collettivo internazionale Prospekt, assumendo il ruolo di photo editor e curatore, lavorando a stretto contatto con alcuni dei migliori fotografi documentaristi contemporanei e con i più importanti media da tutto il mondo.