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A metà strada tra Siena e Firenze, nello straordinario paesaggio collinare del Chianti, si inserisce la nuova cantina Antinori, progettata da Archea Associati per valorizzare un territorio che esprime la cultura della produzione vinicola. La decisione di realizzare una nuova sede nel Bargino deriva dall’esigenza di rinnovare le storiche cantine fiorentine, decentrandole dal contesto urbano pur rimanendo nel territorio di San Casciano Val di Pesa.
L’idea di tentare una difficile ma necessaria riconciliazione tra naturale e artificiale, si traduce nella proposta di un complesso completamente interrato, che cela tutti gli elementi che solitamente appartengono alla sfera dell’edilizia urbana. Lungo il primo piano orizzontale si distribuiscono gli spazi per uffici e le aree espositive. Queste ospitano un museo, un auditorium, una biblioteca e delle sale di degustazione che offrono la possibilità di vendita diretta. Al piano superiore vi sono le zone di imbottigliamento e immagazzinamento, affiancate dal ristorante e dalla vinsanteria.
I tagli orizzontali si aprono con un belvedere sulle colline toscane, sorretti dalle volte in terracotta nella parte più intima della cantina, dove il vino matura nelle barriques in condizioni termo-igrometriche ottimali e in una oscurità diffusa, che richiama una dimensione sacrale. Il risultato compositivo è l’antica sinuosità dei profili collinari, attraversata da due piani orizzontali di vigneto che permettono l’ingresso della luce senza alterare il panorama del contesto circostante. Attraversando la cantina si è invasi da un’atmosfera teatrale differente dallo scenario contemporaneo. Nel teatro moderno il palco si pone come spazio privilegiato, rialzato rispetto al livello della platea: al centro di un’unica scena si svolge lo spettacolo con i suoi attori. La condizione in questo caso è diversa, appartenente ad uno teatro più ancestrale, in cui gli spettatori si siedono attorno agli attori e si perde il confine tra palco e platea, creando un rapporto equo tra le due posizioni. E questa è proprio la condizione in cui si è immersi attraversando questo luogo: la cantina si affaccia per assistere allo spettacolare panorama toscano mentre le colline stesse rimangono sedotte ad immaginare quali siano i segreti della lavorazione del vino Antinori, nascosti nelle profondità dei suoi solchi. Un’ atmosfera che ci accompagna salendo i gradini della scala elicoidale d’ingresso.
Il complesso, in gran parte ipogeo, propone una fusione di architettura, ingegneria e nuova tecnologia che va ben oltre il visibile. Dopotutto, una superficie interrata di circa 40.000 metri quadri, coperta da uno sbalzo di 21 metri che sostiene vigne coltivate, e una scala elicoidale del peso di circa 105 tonnellate di acciaio, sono alla base di interessanti sperimentazioni tecnologiche contemporanee. Il disegno si fonda sul legame profondo e radicato con queste terre, una relazione complessa e sofferta fino a raggiungere la sintesi di un’architettura realizzata alla scala più opportuna. Una soluzione che si discosta sia da una volontà di imitazione del paesaggio naturale, sia dalla via di un’arrogante indifferenza alle ragioni del contesto.
Si sarebbe potuto pensare ad una romantica visione di una natura dominatrice e pervasiva, ma la nuova cantina Antinori, con la sua equilibrata compenetrazione tra vigneto e costruito, si presenta come un’ industria che si lascia abbracciare dalla collina. Forse una collina che diviene macchina industriale. Un dubbio rimane sospeso, come se i due piani orizzontali, tagliando le sinuose colline del Chianti, suggerissero una pausa di riflessione più che una risposta. Non si è parlato del vino, dopotutto siamo nelle zone del Chianti Classico e il suo vino è ben noto a tutti noi.