Il vuoto come sensazione interiore. La necessità di voler condividere l’assenza e la solitudine, provare a comprenderla e superarla.
Da qui Giuseppe Palmisano, in arte Iosonopipo, classe 1989, inizia la sua ricerca per creare la performance “Vuoto” (2017), con l’intenzione di trasformare la natura corale di un gruppo di corpi femminili in un unico, potente organismo, immortalato in una sola fotografia analogica custodita nell’esposizione permanente al BDC28 Borgo delle Colonne 28 di Parma.
Vuoto è un’opera che doveva avere un seguito e una dimora. L’ha trovata, ed è la più bella che potesse immaginare: la Reggia di Caserta, che accoglierà la nuova performance il 2 ottobre.
Per realizzare questa nuova opera collettiva, Iosonopipo ha lanciato un Open Call dai suoi canali social: Vuoto #2 avrà bisogno di 150 donne di pelle nelle tonalità del nero che potranno partecipare all’opera aderendo sul sito www.vuo.to.
Ce lo racconta lui stesso:
“Lo scorso anno ho chiesto a 300 donne bianche di aiutarmi a dare sostanza a una mia visione, Vuoto. Nei mesi precedenti le ho chiamate una ad una spiegando loro il senso di quest’opera corale, l’importanza che aveva per me la loro presenza. A giugno 150 di esse – tra i 17 e 57 anni – hanno raggiunto volontariamente il Centro per le Arti Visive Pescheria di Pesaro e abbiamo realizzato insieme un unico scatto analogico di grande formato. La fotografia è stata solo la scoria, il pretesto per creare un’esperienza che si è rivelata umanamente molto intensa. Da subito ho sentito però che questa visione necessitasse di un completamento. Vuoto aveva bisogno di un nuovo capitolo con 150 donne nere”.
L’arte è viva solo quando è collettiva, condivisa e partecipata.