Il popolo Tuareg sostiene che Dio abbia donato il deserto agli uomini affinché vi ritrovassero la propria anima.
La ricerca fotografica di Luca Tombolini si basa proprio su questo concetto, utilizzando paesaggi in relazione alle questioni di spazio, tempo ed universo in rapporto al proprio io.
Il deserto è, prima di ogni altra cosa, un viaggio dentro se stessi.
“L’inquadratura e la composizione nelle mie immagini si basano sulla combinazione di forme simmetriche scovate tra i modelli naturali che mi è capitato inconsciamente di scegliere.”
La natura crea miriadi di pattern in maniera così semplice e naturale, attraverso l’alternarsi delle stagioni, di luci e di paesaggi.
“La mia ricerca parte da una fascinazione pre-fotografica per i paesaggi desertici, gli scatti sono quindi uno specchio dell’evolversi di tale ricerca attraverso viaggi in queste zone.”
Il deserto è un posto in cui si è davvero se stessi, senza maschere. Ti mette alla prova e non puoi fingere, libera la mente e permette all’anima di effondersi senza le distrazioni e i ritmi frenetici della nostra società; elementi che la costringono a tacere.
Nel deserto non vi è apparentemente nulla eppure, per chi sa guardare, vi è tutto, e Tombolini, attraverso i suoi scatti, cerca di catturare proprio quel tutto, trasmettendo la sua immensità.
Leopardi nel suo Infinito dice: “Interminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete”, gli scatti di Luca Tombolini, nelle sue stampe su larga scala, danno la possibilità, a chi osserva, di guardare oltre, di apprezzare la nostra Terra e al tempo stesso immaginare mondi e luoghi paralleli e lontani in cui ritrovare quanto di più vicino abbiamo, il nostro Io. Scatti di lunghi viaggi in terre lontane per ritrovare se stessi.
Nato a Milano, Luca Tombolini ha completato gli studi classici al liceo e ha poi conseguito una laurea in Scienze della Comunicazione con un’assegnazione definitiva sulla retorica visiva nel cinema italiano. Mentre studiava all’università ha incontrato la fotografia, il suo grande amore.