Fotografa e video artist francese, Muriel Bordier considera il suo lavoro una passione, portata avanti apprezzando i cambiamenti che col tempo ha subito l’arte della fotografia, sfruttando il digitale per rompere le limitazioni creative della realtà. Bordier ha una personalità indiscutibile, difficilmente decifrabile, che imposta con una certa veemenza nei suoi scatti; il suo lavoro si muove tra umorismo e satira con la speranza e lo spirito di far danzare i soggetti delle sue composizioni. L’abbiamo intervistata per capire cosa c’è dietro il suo ultimo lavoro, Les Thermes.
La parola chiave per te è umorismo. I soggetti delle tuo foto sembrano essere derisi, sembra si trovino in un certo posto senza davvero sapere cosa stiano facendo lì. Potrebbe essere una giusta interpretazione?
Decisamente. Nelle mie foto a volte c’è solo una persona consapevole dell’assurdità della situazione, e questa è una metafora. Quando noi guardiamo al mondo può capitarci di essere sorpresi dalle sue dinamiche. A volte facciamo un passo indietro e realizziamo le cose crudeli e senza senso che accadono per poi tornare alle nostre attività quotidiane. È una situazione tragicomica.
Perchè la satira? Perchè hai scelto di mettere in scena l’inconsistenza della nostra percezione dell’usuale?
La mia vita privata non importa a nessuno. Preferisco trattare cose che tutti conoscono, in questo modo posso condividerle. Lavoro sempre con uno spirito divertito perchè le persone serie mi spaventano e prendo la mia rivincita con la fotografia.
Scegli di rappresentare elementi di memoria collettiva come oggetti, paesaggi, monumenti; li giustapponi giocando con la memoria di chi osserva e con l’idea che questi si sono fatti degli elementi stessi.
Sono alla ricerca di una complicità con lo spettatore, questo è il motivo per cui mi piace che loro capiscano quello di cui sto parlando e il mondo in cui decido di farlo. Ma ci sono persone di culture differenti che possono trovare difficoltà a contestualizzare la foto e possono godere dell’aspetto estetico, che per me è davvero molto importante. Se non riusciamo a comprendere un dipinto, possiamo restare affascinanti ugualmente dalla sua qualità estetica.
Parlando del tuo ultimo lavoro, Les Thermes, rappresenti scene acquatiche nelle quali l’acqua non è quasi mai presente. Immagino che questa sia un’altra scelta ponderata al fine di cambiare totalmente il significato di alcuni elementi agli occhi degli osservatori.
Una piscina senza acqua è inutile architettura. L’effetto quindi è raddoppiato dal nuotatore che sembra non essere consapevole di quell’aberrazione.
La composizione dell’immagine si muove tra fotografia e pittura. È una soluzione maturata nel tuo percorso personale oppure sei stata influenzata dal lavoro di altri artisti?
Da un certo punto di vista ho una formazione molto accademica, lavoro esattamente come un pittore che colloca i suoi elementi sulla tela.
Parlando di tecnica. I tuoi scatti sono piuttosto complessi, come gestisci tutti gli elementi e quale metodo di lavoro utilizzi per organizzare il lavoro?
Lavoro spesso a casa. Cerco volontari, di solito miei amici, li vesto o li svesto! Ogni volta è divertente, incontro persone nuove e anche le più timide non si tirano indietro. Con l’utilizzo del digitale posso successivamente creare architetture monumentali e generare quello che non posso ottenere affidandomi alla sola realtà.