La pittura di Daniel Morowitz (1989, Jersey City) si articola e si inerpica in un tessuto culturale aldilà del contemporaneo. Ne è un esempio “Queer as I“, mostra del 2019 di 50 autoritratti di altrettanti artisti queer, per commemorare il 50° anniversario dei tumulti di Stonewall in collaborazione con il World Pride di New York City. “Unnatural Intimacy” è stata invece una mostra collettiva alla fiera d’arte SPRING / BREAK di New York che lo ha visto nelle vesti non solo di artista ma anche di co-curatore dello spettacolo basto sul Giardino delle Delizie Terrene di Bosch.
Mescolando oggetti, gesti e posizionamenti, la sua pittura assume un doppio linguaggio simbolico: la banalità di un filo d’erba è improvvisamente un fallo con il posizionamento corretto. Nonostante i progressi in apertura e rappresentazione c’è ancora un potere nel linguaggio che può dissolversi facilmente non appena viene in essere. Questa rappresentazione si basa fortemente sull’uso di colori intensi, epiteti di orgoglio per la comunità queer e uno status symbol tra le astrazioni élite, un gioco per rivelare attraverso le immagini, per sedurre lo spettatore e respingerlo allo stesso tempo. Il patterning e le immagini di animali costruiscono figure che affondano le radici nel motivo mitologico ma, facendo riferimento a culture queer, ne danno una nuova lettura. D’altronde, è lo stesso artista a dichiarare che uno degli obiettivi chiave del suo lavoro è elevare l’identità queer allo stesso livello della narrativa classica nella pittura. Il canone della pittura può riscrivere sé stesso, centralizzando le persone queer in modo che siano importanti quanto le figure mitologiche, in particolare elevando ciò che un tempo era percepito come qualcosa di mostruoso e trasformandolo in qualcosa di desiderabile.
“Sono attratto dai mostri, metà uomo metà bestie in particolare, che ha sempre funzionato come interruzione simbolica di accoppiamento eteronormativo nella mitologia. Nei mondi che creo, queste figure sono entrambe normali e dunque desiderabili. Mi piacerebbe trasformare il valore simbolico delle figure chimeriche e la rappresentazione per avere lo stesso livello di simbolismo delle creature storiche e mitologiche dell’arte a cui esse stesse fanno riferimento. Ancora, il notturno è importante per me, poiché la notte è stata tradizionalmente lo spazio che la comunità queer ha occupato (vita notturna, locali gay, cruising) … mi chiedo come sarebbe un dipinto in diurna: è ancora da esplorare.”