Una linea o una griglia vengono considerate entità astratte, schemi ideali applicabili alla realtà. Quando questi modelli si scontrano con la realizzazione presentano problemi di connessione tra le parti, appaiono spessori e volumi inaspettati. Più si prova a manipolare la forma più essa resiste alle pressioni. Cosa succederebbe se si iniziasse semplicemente ad accettare una linea con le sue proprietà di oggetto invece di cercare di controllarla?
Ryuji Nakamura ha fatto di questo quesito il suo lavoro: dall’inizio dell’attività nel 2004 crea oggetti con una potentissima aura di astrazione, ma il cui punto di partenza è la fisicità dei materiali utilizzati. Nakamura lavora con la carta, con il nylon e con fili metallici per creare sottili realtà astratte.
In Pond una casa in stile giapponese viene tagliata orizzontalmente da un piano bidimensionale. La superficie, composta da fili di nylon, è attraversabile ma altera fortemente la percezione di uno spazio così tradizionale. Avviene una scissione tra la vita sopra e sotto i settanta centimetri, gli oggetti quotidiani diventano più evidenti in contrasto con le linee bianche sospese. La divisione orizzontale dello spazio avviene anche in Beam, dove Nakamura suddivide una stanza in diversi spazi espositivi. Invece di costruire muri, pensa di inserire una struttura che limiti il campo visivo, mantenendo l’idea di spazio unico.
La gravità è protagonista di molte opere di Nakamura, la forma non è decisa a priori ma è determinata dal peso proprio del materiale utilizzato. Linee curve alternate strutturano la scena di un teatro, velano la vetrina di un negozio o creano una seduta sospesa. Oltre al peso, anche lo spessore è lo spunto di molti progetti: in Blossom Nakamura applica dei fiori di carta a una parete, la carta si incurva leggermente e crea delle ombre che movimentano la superficie intonacata.
Anche se i materiali utilizzati e il tipo di approccio potrebbero ricordare Junya Ishigami, il taglio dei progetti è del tutto diverso: quelli di Ishigami sono spesso esperimenti applicabili a una scala diversa dal prototipo realizzato, mentre Nakamura lavora già sul prodotto finale. Nakamura modifica direttamente la percezione dello spazio con gesti silenziosi; linee, ombre e figure sottili formano architetture che non hanno bisogno di massa per essere reali.