Nico Vascellari è forse uno degli artisti italiani, inseriti nello scenario contemporaneo, più controversi e poliedrici.
Dopo il suo debutto nello scenario hardcore punk di fine anni ’90, a Vittorio Veneto, suo paese natale, con il gruppo “With Love”, rifiutando categoricamente una formazione accademica, si dedica totalmente al lavoro di artista. Attraverso una serie di performance, che gli sono valse diversi premi quali: il Premio Internazionale della Performance a Trento nel 2005, si trova a contatto con un gigante del settore, figura emblematica, a volte incompresa, Marina Abramovic, con cui si esibirà nel 2009 in occasione del “Marina Abramovic presents…”, durante il Manchester International Festival.
Parte interessante del lavoro di Vascellari è un legame stretto e personale, una ricerca di calma ma allo stesso tempo di suono, di fermezza, eppure dal risvolto instabile, una fisicità, un riverbero. Il legame è così evidente da risultare quasi uno scimmiottamento, un’esasperata ricerca di movimento in un cratere di staticità. Eppure questa ricerca di espressione e librazione dai confini della mente e del corpo, è sempre preceduta da un’accurata pianificazione, quasi un rituale. Il tutto per esaltare un personaggio, che non è come ci appare, estroso, bestiale, incontrollabile, drammatico, senza limiti di tempo, di spazio, o di pubblico.
“La musica, le performances, i video sono tutti la traduzione della mia necessità di indipendenza, la concretizzazione della mia fantasia. “
Il suo processo evolutivo è ben visibile in un’installazione per il Lambretto Art Project a Milano, nel 2009: “I Hear a Shadow”. La figura del performer, così maestosa, si piega, distorcendosi dinanzi ad un monolite cavo di ferro e bronzo, un calco di un macigno di marmo, che Nico percuote aritmicamente con un bastone girandovi intorno, fino all’esaurimento delle forze, mostrando un lato viscerale e istintivo dell’arte e del rapporto con lo spazio.
Non vi è un limite temporale, non vi è un’orario stabilito, ed è questo ciò che rende il suo approccio così diverso da quello della Abramovic, che invece sottolinea il fattore temporale. Le sue esibizioni non risentono dello scorrere del tempo e non vengono mai ripetute, esistono in quel momento e sta allo spettatore osservarne i frutti, senza soffermarsi troppo su ciò che vedono sulla “scena”.
Decontestualizza in un “teatro” istituzionalizzato come la Biennale di Venezia, un tipo di performance a dir poco rumorosa, “Revenge”, in occasione delle 52a Esposizione Internazionale d’Arte, nel 2007. Il titolo stesso dell’opera è ironico, quasi come una liberazione, Vascellari infatti aveva appena vinto il Premio per la Giovane Arte Italiana, istituito dalla DARC (Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee ) e dal MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma. Revenge è un’installazione site specific, in una sala dove il pubblico si raccoglie, vi è un’alta parete di legno verniciato, all’interno della quale sono incastonati amplificatori di diversa grandezza, posta dinanzi al pubblico, e che “riflette” la voce dell’artista, che non è più voce, ma ridotta a un noise demoniaco.
Con le sue esibizioni l’artista diviene padrone di tutta la scena, ne pianifica l’intera struttura, in un’esperienza totalizzante che di certo si discosta da un’ordinaria esibizione su un palco. Il rapporto con il pubblico è fondamentale, come anche l’intera installazione, Vascellari si definisce infatti un “attivista al livello del sottosuolo”, lo spettatore non è passivo, è parte della performance, è parte di quel momento.
“Si io sono arrivato all’arte venendo dalla musica. Per me suonare era come una militanza, un attivissimo. Il bivio è arrivato quando ho deciso di abbandonare l’università e i miei genitori mi hanno detto di andare a lavorare. In quel momento mi è stato chiaro che volevo essere un artista.”
Dopo aver vinto il premio Moroso per l’Arte Contemporanea nel 2013, Nico si dedica al progetto per lui più ambizioso di tutti, Codalunga, nella sua città natale, il cui obiettivo è quello di creare uno spazio espositivo dove molti artisti si trovino a collaborare, fondendo arte, visual e sonoro, e fornendo una fonte di sperimentazione continua.
Adesso ha un nuovo progetto musicale, Ninos Du Brasil, si esibirà Domenica 20 Luglio a Pomigliano (NA) in occasione dell’evento Sunday in the park, la cui location è già famosa per aver ospitato in passato il Pomigliano Jazz Festival.
Noi saremo lì.
Di seguito sono mostrate alcune immagini, spezzoni di alcune sue mostre in giro per l’Italia.
La galleria che attualmente lo rappresenta è Monitor, di Roma.